Parole che offendono, parole che uccidono

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Quanto sono gravi le parole “frocio” e “negro” pronunciate da un rappresentante delle istituzioni, in un pubblico incontro. Lo sono tanto perché le parole possono arrivare ad uccidere, perché non tutti dispongono degli strumenti per elaborare la violenza verbale di certi termini. Le parole assumono significato anche in ragione del contesto nel quale vengono pronunciate, degli interlocutori a cui vengono rivolte ma soprattutto in ragione del pensiero che dietro a quei termini si cela.
Le posizioni del vicepresidente della Regione Calabria, sono ben note, è noto il suo pensiero sulla questione migranti, come le sue posizioni su unioni tra persone dello stesso sesso, adozioni e valore simbolico dei Pride. Ma chi ricopre un ruolo istituzionale deve ricordarsi che rappresenta tutti i cittadini e le cittadine e non può argomentare le proprie idee rinnegando persino una legge dello stato, come ad esempio quella sulle Unioni civili.
Abbiamo sentito più volte parlare della potente lobby gay sovversiva dello status quo, una lobby gay che non esiste, esistono volontari e volontarie che quotidianamente lottano per promuovere un mondo di accoglienza e rispetto della diversità, ci sono volontarie e volontari che lottano a fianco dei meno fortunati che sono vittime di violenza, se questa è la lobby tanto temuta ben vengano le lobby perché spesso vanno a integrare o a sopperire a servizi carenti e sostengono processi di inclusione sociale nei territori.
Non possiamo nemmeno restare indifferenti all’ennesima ostentazione della fede, il Rosario e le immagini Sacre non sono un suppellettile da esibire a mo’ di feticcio, la fede investe una dimensione privata ed è del tutto fuori luogo quando utilizzata in contesti pubblici e tra l’altro da rappresentanti di istituzioni che per vocazione ma ancor prima per Statuto, sono laiche, come la Regione Calabria.
Dovrebbero indignarsi tutte le cittadine ed i cittadini calabresi, perché la nostra Calabria non merita di essere ricordata per queste tristi “show” che non fanno ridere più nessuno.
Non possiamo tollerare questi atteggiamenti da chi amministra e rappresenta la nostra Regione per tale ragione abbiamo deciso di avviare una mobilitazione con tutte le forze sociali e cittadine per rimettere al centro del dibattito la lotta ad ogni forma di discriminazione, linguaggio d’odio e a tutte le forme di prevaricazione che alimentano violenze ed esclusione sociale.

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