Il ministro vuole la verità sulla morte di Emanuele Scieri

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«È a dir poco disarmante che ancora oggi non siano state accertate le responsabilità della morte di Emanuele Scieri, brillante giovane siciliano chiamato a servire la sua Nazione in un corpo di élite delle Forze Armate». Lo afferma il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, del Pdl, la quale ha inviato una lettera all’associazione “Giustizia per Lele”.
Ieri l’associazione ha organizzato nel comune di Siracusa una commemorazione del militare morto dieci anni fa in circostanze mai chiarite nella caserma Gamerra di Pisa, dove svolgeva il servizio di leva.
«L’Italia – dice Meloni – non è stata in grado di servire Emanuele ed i suoi cari e questo, oltre al dolore della perdita, è il macigno che grava pesantemente sulla coscienza di una comunità nazionale intera. La vita e la vicenda di Emanuele – prosegue il ministro – sono esattamente il contrario di quanto viene asserito riguardo i giovani italiani da alcuni “professori” con qualche anno in più, etichettati nullafacenti e “nullapensanti”: avvocato a soli 26 anni, servizio militare in un corpo molto impegnativo, un fiero esponente di quella “meglio gioventù” italiana di cui la Nazione, ed il Sud in particolare, è ricca».
Secondo Giorgia Meloni, una Nazione «non può non tutelare orgogliosamente i suoi giovani» e non può «umiliare la richiesta di giustizia riguardo episodi come questo».
I militari italiani «si impegnano con professionalità ed entusiasmo nei compiti loro assegnati», ma «come in ogni settore della società civile, ci sono coloro che manifestano di non meritare ruoli a cui vengono chiamati e di non possedere i requisiti morali per certi compiti».
Parole dure sono arrivate anche da Corrado Scieri, padre dell’allievo paracadutista, che all’Ansa ha dichiarato: «L’indagine è stata condotta in maniera a dir poco lacunosa, obbedendo ad una precisa strategia che poteva solo portare ad un nulla di fatto. Come è poi accaduto».
Il Comune di Siracusa ha deciso di intitolare a Emanuele Scieri uno slargo, mentre oggi a Noto, sua città natale, si svolge un concerto dei “Tinturia”.
«La musica – ha aggiunto Corrado Scieri – era una delle grandi passioni di mio figlio, un ragazzo pieno di vita che nelle fasi iniziali dell’inchiesta sulla sua morte hanno invece tentato di far passare come un giovane pieno di paure e di insicurezze tanto da averlo spinto al suicidio. Un assurdo!».
Scieri aveva 26 anni. Dopo il Car a Scandicci, la mattina del 13 agosto 1999 si trasferì a Pisa. Nei giorni precedenti Emanuele avrebbe difeso alcune reclute dalle angherie dei “nonni”. Il militare trascorse la serata in una pizzeria della città, alle 22 telefonò dal suo cellulare alla madre: «Sto facendo delle fotografie alla torre pendente».
Poi, insieme al parà Stefano Viberti, rientrò in caserma in tempo per il contrappello. Ma non entrò mai nella camerata. Davanti alla torre di prosciugamento dei paracadute – racconterà Viberti – si fermò per fumare un’altra sigaretta.
Sono quattro allievi parà, il 16 agosto, a ritrovare il corpo di Emanuele. Sentono una puzza nauseabonda, si avvicinano e vedono sporgere a terra il piede di una persona privo della scarpa, che è a un paio di metri lontano. Il resto del corpo è occultato dal pianale di alcuni tavoli rovesciati, con le gambe rivolte verso l’alto. E nessuno sa spiegare come avrebbe fatto il corpo precipitato dalla torre a conficcarsi sotto quei pianali.

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