Il comune di Rende aderisce domani allo sciopero nazionale

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“La nostra amministrazione -ha affermato il sindaco Marcello Manna- ha sempre sostenuto politiche volta alla parità dei generi e all’autodeterminazione. Rende, lo ricordiamo, è stata la prima città della Calabria ad aver aderito al protocollo d’intesa ANCI-Di. Re. e in quanto comune capofila sta avviando la rete territoriale antiviolenza, vanta una forte componente femminile in giunta e in consiglio comunale, ha aderito al patto tra comuni per la parità e contro la violenza di genere, ha promosso la cultura del rispetto delle differenze negli istituti scolastici cittadini mossi dalla convinzione che, a prescindere dal genere, si debba aspirare tutte e tutti insieme ad una comunità costruita sul riconoscimento e la valorizzazione delle differenze. I principi egualitari debbono essere incentivati dalle istituzioni, andare aldilà del genere e degli stereotipi per superare la dicotomia uomo/donna.Tanto abbiamo fatto in questi anni, ma ancora molto c’è da fare per raggiungere tali obiettivi”.
L’assessora alle pari opportunità Lisa Sorrentino ha poi sottolineato come: “il divario di genere, oggi più che mai, sia aumentato in virtù di una crisi pandemica che ha reso ancora più difficile alle donne che lavorano ottenere la parità di diritti. L’otto marzo sarà sciopero femminista e transfemminista: sciopero generale della produzione e della riproduzione, del consumo, sciopero dai ruoli imposti dai generi”.
“Aderiamo allo sciopero generale -ha concluso l’assessora Sorrentino- per rendere visibile che i lavori di cura non possono essere ad esclusivo appannaggio delle donne, ma debbano essere responsabilità di tutta la società. L’inadeguatezza delle misure nazionali di un welfare che non fa che aumentare la differenza tra classi sociali e a rendere impossibile conciliare i tempi di cura e lavoro deve dar posto a politiche di reale abbattimento delle gerarchie imposte dalla cultura patriarcale. La pandemia ha di fatto allargato il divario sociale tra generi e le donne sono le più colpite dalla crisi. Occorrono, dunque, misure più incisive, occorre un welfare universale e non familistico”.

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