A Prato il “Cristo di Bolano”

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Nel segno di una rinnovata esigenza di incontro possibile tra umano e divino riapre le sue porte al pubblico il Museo San Domenico, all’interno del complesso dell’ex convento a Prato. Dopo i lunghi mesi di silenzio che hanno svuotato le nostre strade e i luoghi più amati, arriva ad animare le storiche sale la collettiva “Noli me tangere. Donazione Carlo Palli” (200 opere esposte), a cura di Laura Monaldi, inaugurata domenica 20 giugno e che resterà aperta fino al prossimo 31 ottobre. La mostra è stata realizzata grazie ai lasciti provenienti dall’archivio del collezionista pratese Carlo Palli, nominato dal vescovo Giovanni Nerbini direttore artistico della sezione d’arte contemporanea del Museo, e alla generosità di numerosi artisti, il cui contributo è volto ad approfondire il costante dialogo tra sacro e profano. Tra questi anche il maestro Italo Bolano (1936-2020), venuto a mancare poco meno di un anno fa, presente con l’opera “Crocifissione”, donata dalla moglie Alessandra Ribaldone Bolano.
L’artista elbano torna così ad essere ospite del Museo San Domenico, che già nel 2015 aveva accolto la sua grande personale “Verso dove”, dedicata all’amico poeta Mario Luzi e curata da Marisa Vescovo. Parte del lungo ciclo sulla figura del Cristo sofferente, il lavoro in mostra offre l’immagine di Gesù crocifisso come sospeso nello spazio, in uno sfondo indefinibile quale indizio di un tempo interminabile e permanente. Disegnato con tratti di colore inconfondibilmente rapidi e vivi, il profilo dell'”uomo dei dolori” si slancia con il suo corpo-ponte nella mediazione tra cielo e terra. Le pennellate, che sembrano ferite, vengono inferte ad un uomo innocente nel cui corpo si nascondono quelle di un’intera umanità. Nelle piaghe profondamente umane e in quel volto quale testimonianza di una vita colpita che tuttavia sta per cambiare il proprio aspetto, Bolano si è sempre riconosciuto, sentendo compreso l’universo di dolore che spesso la sua anima sentiva con tanta intensità. Ma a questa memoria, forse velata di tristezza e nostalgia, se ne aggiunge una che invece getta una luce luminosa e piena di speranza sul futuro, ossia la neonata “Fondazione Italo Bolano”, che vedrà impegnato l’International Art Center Open Air Italo Bolano di San Martino all’Elba in un grande rinnovamento. La Fondazione si dedicherà anzitutto alla ricostruzione vera e propria del centro, che diventerà un museo volto alla promozione dell’arte e della cultura a partire dal proprio territorio fino ad aprirsi a progetti di più ampio respiro, cercando insieme di trasmettere il valore della bellezza e della creatività quali strumenti necessari di crescita personale e sociale.
Ancora ai suoi primi passi, la Fondazione si sta muovendo alla ricerca di sostenitori che credano nel progetto di realizzazione del Museo futuro e della missione che si è prefissata.
Nel frattempo sta spendendo le proprie energie per riportare a nuova vita il Centro, le cui attività furono sospese durante la malattia del maestro Bolano per poi chiudere i battenti a causa della pandemia da Covid-19, che ne ha duramente provato le condizioni dopo mesi trascorsi nella mancanza di cure e manutenzione. Grazie agli sforzi profusi dalla sig.ra Bolano e dalla solidarietà di chi è accorso in aiuto, il Centro è attualmente aperto al pubblico ad ingresso gratuito dove, oltre al giardino d’arte con le installazioni monumentali, è possibile visitare la mostra “Partenze. Opere di Italo Bolano nel ricordo del maestro a 200 anni dalla morte di Napoleone”, che nel commemorare insieme l’artista con un altro grande personaggio da lui molto amato, i cui destini sono entrambi indissolubilmente legati all’isola, intende omaggiare l’arte, che nasce per restare oltre il tempo.

Erica Romano, storica e critico d’arte

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