Sanità, basta con i ragionieri della salute

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“Malgrado le iniziative di questi giorni come lo sblocco delle assunzioni e lo scorrimento delle graduatorie per l’assunzione di nuovo personale, all’Asp di Cosenza e all’Azienda Ospedaliera le criticità sono tali e tante che ancora non siamo arrivati neanche a scalfire la superficie del problema.
Il ridotto numero di personale nelle corsie dell’Annunziata ha portato gli operatori sanitari a dovere lavorare in condizioni di super-stress: doppi turni, trasferimenti di reparto, impossibilità di usufruire di giorni di riposo settimanali e di programmare anche brevi periodi di ferie.
Tutto questo, già presente prima della pandemia, è deflagrato negli ultimi due anni.
Le conseguenze sono state disastrose per un sistema sanitario già debilitato da anni di tagli lineari ai servizi e al personale. I 12 anni di commissariamento della sanità invece di risolvere il problema lo hanno aggravato.
Vuoi per inerzia o per mancanza di competenza, tutti i commissari che si sono succeduti non sono stati all’altezza di programmare una politica sanitaria capace di andare oltre le contingenze e le urgenze del momento e di pianificare una riorganizzazione del sistema ospedaliero e territoriale rispondente a pieno alla domanda di salute dei cittadini.
E le ultime assunzioni sono un palliativo che non risolve il problema. Finché non si capirà che la sanità non può essere gestita con piglio da ragionieri, le liste d’attesa continueranno a crescere e i calabresi continueranno a curarsi fuori regione con costi sociali a carico delle famiglie e un aggravio dei costi per il sistema sanitario regionale.
Il problema è squisitamente politico. Commissari e dirigenti non sono stati in grado di “mettere a reddito” la straordinaria professionalità dei nostri sanitari che fanno la fortuna degli ospedali del Nord che li ospitano.
Combattere questo sistema passa dalla necessità di dire chiaramente che la sanità non può più essere la prateria del consenso clientelare per una classe politica rapace che ha tratto per anni le sue fortune dalla fame di lavoro e dai bisogni dei cittadini.
E’ ora di espellere questo morbo dalle corsie degli ospedali e dare le chiavi della Sanità a chi ha competenze e mani pulite per rimetterla in sesto”.

Sergio Aquino

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