Dopo l’antologia di racconti, Vento di scirocco e il romanzo L’avventura di due garibaldini per caso, Salvatore Sutera questa volta torna in libreria con un giallo ambientato negli anni Trenta: Una calda scia di sangue.
È un romanzo in cui i protagonisti spesso pensano e parlano in dialetto, non per vezzo stilistico o “moda” letteraria, ma per una maggiore aderenza al contesto nel quale si svolge la vicenda che alterna i toni del dramma a quelli di uno spiccato umorismo.
In Una calda scia di sangue la vita di un tranquillo paese dell’entroterra siciliano viene improvvisamente sconvolta da una serie di efferati e misteriosi delitti. I fatti di sangue, apparentemente non collegati tra di loro, nascondono invece una farneticante logica criminale che sfugge a ogni regola e cela un insospettabile assassino. La catena di omicidi destabilizzerà il tessuto sociale del piccolo centro che aveva sempre vissuto dell’estrazione dello zolfo, determinando un clima di paura e sospetto che attanaglierà gli animi e, a causa del quale, tutti saranno costretti a ricercare nel proprio vissuto possibili implicazioni e complicità in un dramma antico, in un microcosmo in cui civiltà rurale e nobiltà latifondista avevano sempre convissuto.
A occuparsi del caso, in una Sicilia incendiata da un’estate caldissima e dal fuoco delle passioni, poco prima dell’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, sarà chiamato il maresciallo dei Reali Carabinieri Salvatore Capizzi che dovrà lottare non solo contro un nemico invisibile ma anche contro i fantasmi di un passato che ritorna.
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