Due secoli fa, nel 1811, uscì a Parigi un libro che s’intitolava Itinéraire de Paris à Jérusalem. Il visconte François-Auguste de Chateaubriand aveva allora quarantatré anni, dieci anni prima, all’incirca, con Le génie du Christianisme era divenuto l’alfiere della rinascita religiosa anti-illuminista e insieme del romanticismo: l’Itinéraire rivoluzionò la letteratura di viaggio per come si era allora configurata: relazioni, esplorazioni, geografia, flora e fauna, il viaggiatore come specialista, sapiente o scienziato. Lui mise lo scrittore e il suo stile in primo piano: parlava di sé, sensazioni, emozioni, l’esplorazione del proprio io a petto di ciò che lo circondava. È il primo a intuire che il viaggio scientifico, didattico o esplorativo ha sotto quel profilo i giorni contati: appartiene al passato, sopravvive al presente, ma non metterà il proprio sigillo sul futuro. La narrativa di viaggio contemporanea nasce allora, i Chatwin, i Leigh Fermor, i Thubron, i Dalrymple, i Bouvier, i Terzani vengono da lì, sono figli suoi.
Due secoli dopo un altro scrittore-viaggiatore, Stenio Solinas si è messo sulle sue tracce ripercorrendo lo stesso itinerario. A vela da Trieste fino a Istanbul, milletrecentocinquanta miglia di navigazione, infine l’arrivo a Gerusalemme in Terra Santa dove i Vangeli hanno preso vita, dove il Signore si è fatto Uomo. Il risultato è un libro scritto tra passato e presente, saggio e racconto al tempo stesso, omaggio a un maestro, esercizio di ammirazione e prova d’autore.
Stenio Solinas è nato a Roma. Giornalista, vive e lavora a Milano. Fra i suoi libri “Vagamondo” ( 2008), “Percorsi d’Acqua” ( 2004), “L’onda del tempo” (2001), “ Compagni di solitudine” (1999).