Ancora raid in Libia. Nella notte di ieri, gli aerei della Nato hanno colpito Tripoli facendo molte vittime civili. Una notizia che scatena molte critiche, prima fra tutte da parte dell’Onu. Per ora si contano nove morti, fra cui due bambini.
“Mi sembra abbastanza improbabile che si possa giungere in tempi rapidi a una soluzione negoziata del conflitto” dichiara Luciano Bozzo, professore di Relazioni Internazionali alla facoltà Cesare Alfieri di Firenze.
Dopo gli ultimi attacchi Nato e le proposte di ritiro di Gheddafi, per ora poco edificanti ci sono all’orizzonte spazio per soluzioni politiche?
Questa domanda mi è stata posta molte volte tre mesi fa, quando questa storia è cominciata. Ho sempre considerato questo intervento, e nello specifico la partecipazione italiana, una sciagura per vari motivi. Vedo prospettive nebulose perché non ho ben capito come, se e quando questa avventura avrà termine. Credo che la cosa sia molto più complessa di come viene percepita. E in questo momento al di la dell’’ipotesi abbastanza improbabile per cui con un colpo “fortunato” la Nato possa colpire Gheddafi, mi sembra abbastanza improbabile che si possa giungere in tempi rapidi a una soluzione negoziata del conflitto.
Come va letto l’allungamento della missione?
Semplicemente sulla base di una considerazione che nonostante tutti progressi tecnologici, non è dimostrabile per cui le guerre si vincono dal cielo. Un attacco dall’area della Nato finalizzato a risolvere da solo nel senso che non gode di un sufficiente sostegno a terra un confronto un conflitto bellico come quello in atto oggi in Libia non è destinato al successo. A meno che non intervenga il fattore casuale favorevole, che porta all’eliminazione del leader avversario e che al quel punto favorisce una conclusione negoziata del confronto. Temo si andrebbe incontro a non pochi problemi perché non è ancora chiaro cosa succederebbe se Gheddafi non fosse più sulla scena, e come all’interno della Libia si potrebbe raggiungere una accordo fra espressioni diverse.
Professore, la mancata partecipazione di Germania Russia e Cina potrà essere causa di scontro con le nazioni aderenti?
E’ chiaro che ci sono interessi e valutazioni diverse. La Germania ha assunto una posizione prudenziale, secondo me giustificata. Avrei potuto auspicare che l’Italia avesse tentato di fare altrettanto e forse sarebbe stato opportuno all’inizio, poi al momento in cui si è concesso la disponibilità delle basi del territorio nazionale questo è diventato impossibile. Il discorso di Russia e Cina è diverso. Non si tratta di membri Nato e europei, ma paesi che hanno interessi strategici anche regionali diversi e in certi casi, contrapposti rispetto degli Usa e alleati che si sono fatti maggior carico della missione In questo momento Russia e Cina hanno deciso di stare alla finestra sperando di trarre vantaggio da eventuali sfortune che potrebbe incontrare l’intervento Nato e però non mi porta ad escludere che la situazione possa peggiorare ma moderatamente. La Russia sta già lucrando su sfortune altrui, perché l’aumento di prezzi dei combustibili fossili determinato dalla crisi libica va a vantaggio proprio.
La decisione tedesca di no prendere parte attiva ha favorito l’opposizione di socialisti e verdi alle ultime elzioni amministrative?
Può darsi. Però mi pare che quella scelta sia stata nell’ottica politica estera tedesca, una decisione giustificata e saggia.
Negli ultimi periodi proteste anche in Spagna. Fra i dimostranti c’è chi si è paragonato ai rivoluzionari del Nord-Africa. Un’esagerazione o elemento di verità?
Ci sono degli elementi di verità ma non quelli più visibili a mio avviso. E’ chiaro che in altri paesi della sponda nord- mediterranea si cerca di cavalcare l’onda di protesta in Africa per finii politici interni. La situazione di Spagna, Italia Grecia e Tunisia sono diverse, a volte radicalmente. Quindi fare dei paragoni mi pare azzardato. C’è semmai un elemento meno visibile che potrebbe accumunare questi contesti. C’è una crisi complessiva di quello che in maniera un po’ semplicistica potremmo definire il modello occidentale, che paradossalmente è stata in qualche mondo esportata all’Africa settentrionale e che oggi si trova contestata . Questo vale a maggior ragione, per paesi che fanno parte di civilizzazione occidentale come la Spagna o l’Italia. L’elemento che accomuna questi casi, una protesta contro il governo di turno per la politica economico o sociale sbagliata del momento. C’è una contestazione più di fondo di un modello culturale che è partito da luoghi dove è stato esportato, e potrebbe espandere anche a luoghi i dove invece è radicato da secoli.
Nel panorama internazionale quali potranno essere le conseguenze dell’Italia?
Dobbiamo capire come andrà a finire questa storia apertasi alla metà del marzo scorso. Si tratterebbe di capire in quali tempi si concluderà questa crisi come. Molti sono i potenziali sviluppi, da una degenerazione di tipo somalo alla nascita di due entità diverse. E’ ancora difficile da stabilire cosa avverrà e questo rende difficile alla domanda. Sino ad oggi mi pare di poter dire che nonostante le incertezze del caso e la maniera pasticciata di questo intervento, alla fine le conseguenze rilevanti per il nostro paese non sono drammatiche. Bene o male i nostri termini in lungo termine in Libia sono ancora relativamente garantiti. Tutto dipenderà da come dall’esito del conflitto nei prossimi mesi, però non vedo nell’immediato situazioni drammatiche. Detto questo anche dal punto di vista per esempio degli accordi forniture energetiche, penso che verranno rispettati da qualsiasi governo al poter in Libia di qui ad un anno. Bisogna vedere come si concluderanno le operazioni sul campo.
Basta con gli aiuti al popolo Libico!
Troppi morti civili (donne vecchi e bambini;
Troppe distruzioni (soprattutto abitazioni civili, scuole ed ospedali);
Troppa ipocrisia e troppe bugie.
Incominciamo ad aiutare gli israeliani, almeno così con qualche piccola decimazione penseranno meno all’aiuto che danno ai Palestinesi!