Il G8 si è concluso. Si spengono i riflettori sull’Aquila. Credo (e cito a memoria) che non ci sia stato altro terremoto nel nostro Paese, che abbia avuto la stessa risonanza e la medesima eco di quello che si è scatenato sul capoluogo abruzzese. Merito dei media. Sì certo. Ma anche merito che va ascritto al nostro Presidente del Consiglio. Non c’è dubbio che questa volta il premier (l’unico capo di governo ad aver presieduto 3 G8 e anche l’ultimo, già perché il prossimo, nel 21017, è davvero improbabile per lui) ha fatto centro: gliel’hanno riconosciuto in tanti. Non sarò certo io a riscrivere quanto si è letto o ascoltato sui media; per conoscere però se il G8 sul quale si allungano i dubbi e le ombre della inadeguatezza dell’istituzione rispetto ai grandi cambiamenti che si sono verificati sul nostro Pianeta (la critica più ricorrente è quella che vede l’organismo “anacronistico” come, forse lo stesso Consiglio di sicurezza dell’Onu, nato nella seconda metà del Novecento, a ridosso dell’ultimo conflitto mondiale che risente da questo la propria ragione di essere, mentre oggi si affermano altri propositi, altre finalità e obiettivi da perseguire).
Ma da quello che ricordo io questo è il primo G8 dove non si sono consumate scene di violenza. I cortei sì ci sono stati ma non sono stati così devastanti,per esempio, come quelli che hanno sfilato a Genova. Anche questo è un punto che va aggiunto nella lista a favore di Berlusconi. Abbiamo visto scene riprese da tutte le televisioni del mondo in cui i Grandi della Terra “inorridivano” dinnanzi alle calamità delle Natura, questa stessa così “matrigna” nei confronti della terra aquilana, al punto da portare quasi alle lacrime Carla Bruni che ha promesso di far ritorno i questi luoghi, quando i riflettori si saranno spenti. Un fatto naturale (il terremoto) che ha attirato una così grande attenzione mediatica. Un ottimo risultato.
E’ andato tutto bene anche perché, per la prima volta, le polemiche anti-premier (con la storia delle sue avventure amorose) non si sono registrate: ha prevalso il buon senso e il consiglio del Presidente della Repubblica che ha invitato i giornalisti a tener bassi i toni della polemica e di aiutare tutti a far fare una bella figura al nostro Paese.
Risultato conseguito a pieni voti. E penso alle critiche che avevo letto su un giornale londinese in cui si diceva che sarebbe stato meglio, per il futuro, cancellare l’Italia dalla lista del G8 e far ricoprire il posto dalla Spagna. Ma non solo. Aveva pure espresso seri apprezzamenti sull’organizzazione logistica dell’assemblea dei grandi; aveva azzardato che il sistema non sarebbe stato affatto al passo con i tempi. Insomma, ci aveva preannunciato una figuraccia. Ora, vorrei dire a quel giornalista famoso (non faccio il nome per rispetto della categoria e non cita neppure il giornale da cui ho ripreso l’articolo) sarebbe bene che facesse marcia indietro e si battesse il petto, recitando il “mea culpa”.
Non lo farà sicuramente: allora mi dico: a che valgono le previsioni, quando poi non si corregge in corso d’opera il tiro? Certo non possiamo dire che i trattati firmati dai Grandi all’Aquila si tradurranno in atti concreti (come gli aiuti allo sviluppo per l’Africa, anche se qualcuno afferma che siano gli stessi “pacchi-dono” preparati anni addietro e oggi confezionati con altra carta da imballaggio e il clima, ma guardiamo cosa è avvenuto per Kyoto e come sono sati disattesi i punti sottoscritti; oppure come le nuove regole della finanza per mettere ordine ai mercati internazionali attraversati dalla grande crisi; o il clima). Per il momento possiamo solo mettere in carniere queste sensazioni che si colgono quasi a caldo e che hanno portato l’Abruzzo, ma il nostro interno Paese così proiettato sul Mediterraneo a essere al centro del mondo, come non gli accadeva da secoli. Allora, ottima occasione ben sfruttata dall’Italia. Ma adesso c’è l’impegno di gesti concreti. Un buon segnale l’ha dato Barack Obama volando in Ghana. Affinché si dica davvero che i capi di governo stanno dalla parte dei meno fortunati, dei più bisognosi, di coloro che necessitano di tutto. Se si riuscisse in questo, il G8 dell’Aquila si consegnerebbe a pieno titolo nella Storia contemporanea