Tutto pronto per l’apertura del nuovo anno scolastico. L’unica istituzione, la scuola, che non rispetta il calendario solare per distinguere un anno dall’altro; ma che invece ingloba una parte del precedente e la maggiore fetta dell’anno che dovrà ancora arrivare. Dunque, tra meno di 24 ore si parte nel mondo della scuola. Attese, aspettative, tante speranze e tanti sogni legati alla scuola. Sì, perché – vivaddio – la scuola è ancora considerata quella istituzione che può far compiere il salto sociale e a coloro che la frequentano assiduamente e che con tanta maggiore attenzione e partecipazione ci vanno puntualmente. Altro che vincite colossali al Superenalotto, oppure fare Tredici alla schedina della Sisal o risultare vincitrice al concorso nazionale di Miss Italia. Uno su centomila vince, come recita un successo del cantante Morandi. Appunto uno su 100; un’enormità. Invece la scuola è un’istituzione più democratica, nel senso che garantisce un futuro migliore a una stragrande maggioranza di suoi adepti. E domani rivedremo quel bellissimo spettacolo variopinto costituito da bambini che attendono il suono della prima campanella; le mamme che li accompagnano (almeno il primo giorno) in questa avventura, l’unica che non è affidata alla buona sorte, ma unicamente alle capacità e alle disponibilità del diretto interessato. Niente è lasciato al caso, ma il mattone uno se lo porta dietro giorno per giorno e che, unito agli altri, gli servirà a costruire la “sua” casa dei saperi. E come in tutte le occasioni del primo giorno si respira aria di festa. Ma in questo momento non va neppure dimenticato quello che sta vivendo il mondo della scuola: gli scossoni che il sismografo della politica nazionale ha registrato e che farebbe anche meglio ascoltare per venire incontro alle richieste. Sono i precari che non hanno garanzia sul loro futuro. Sono i tagli praticati dalla riforma Germini che hanno dato alla scuola intesa come istituzione un’immagine che ci fa ritornare indietro (diminuzione drastica del tempo prolungato nelle scuole medie, riduzione anche del tempo lungo alle elementari, soppressione delle compresenze) a un tipo d’insegnamento degli anni Ottanta che pensavamo fossero definitivamente catalogati e superati. Invece il modello rispunta ancora. Dimostrazione: che il modello era funzionante; oppure che non si hanno idee per il futuro per cui ci si aggrappa tenacemente a quello che più ci aveva garantito l’efficace negli anni passati. Non saprei davvero quale teoria abbracciare e condividere. E, continuando la nostra carrellata su ciò che maggiormente attira la nostra attenzione c’è pure lo stato in cui versano i nostri edifici dal punto di vista dell’edilizia scolastica. Un mondo davvero tutto da scoprire. E una provocazione: viste le condizioni i cui operano, gli addetti alla pubblica istruzione dovrebbero tutti (indistintamente) essere insigniti di diploma di benemerenza per aver fatto buon viso a cattiva sorte. E mi spiego: aule fatiscenti (la maggior parte di esse, per fortuna non tutte); infissi che restano in piedi fermati con chiodi; lavagne indecorose, per non parlare dei bagni. E in questi posti si fa educazione. Passo così al secondo argomento che mi ero proposto affrontare in questo mio pezzo: l’educazione. Fa davvero male constatare l’ambiente in cui si ricevano i ragazzi e parlare con loro di atteggiamento da seguire nei confronti dell’ambiente, del territorio, con i nostri simili e via di questo passo. Cioè la scuola corre il rischio di diventare sempre più una palestra idealista in cui si “fanno buoni pensieri”, anziché essere un laboratorio reale, inducendo i giovani a costruirsi categorie mentali (che sicuramente hanno il loro scopo), staccandoli in un certo qual modo dalla realtà. Dai problemi reali. Perché l’accusa principe che viene mossa è proprio la seguente: avete delle fette di prosciutto agli occhi per non accorgervi che…??? Vero. Anzi, verissimo. Tuttavia, nonostante tutti: nonostante gli scogli che attendono la navigazione della barca-scuola, domani si inizia: c’è l’entusiasmo del primo giorno; si respira la voglia, il desiderio di affidarsi alla scuola per “farsi un futuro”, come diceva mia nonna. E come tutte le persone sagge, c’è del vero in questa sua affermazione. Fortuna mia, io quella parola l’ho ascoltata e seguita. Risultato finale è che non faccio la stessa professione dei miei nonni che andavano in miniera a lavorare. Allora crediamo nella scuola! Buon anno scolastico a tutti i frequentatori delle nostre aule scolastiche.
Home RUBRICHE L'EDITORIALE di Luigi Cignoni Molte ombre, poche luci sull’anno scolastico che inizia domani, ma tante speranze…
L’unico augurio che ci potrebbero fare per il Nuovo Anno Scolastico…sono le Dimissioni del Ministro Gelmini…giusto perchè siamo in un Paese Democratico sino a quando Bossi e Berlusconi non stracciano la Costituzione! Grazie