Iran-Usa: dalle minacce nucleari all’invio di soldati in Medio Oriente

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La reazione che ti aspetti è quella che vive Teheran all’arrivo della bara con le spoglie di Qassem Suleimani, il generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ucciso venerdì a Baghdad in un raid statunitense: una folla di milioni di persone ha invaso le strade della Capitale per assistere alla cerimonia funebre del comandante, officiata da Ali Khamenei, guida Suprema dell’Iran.

L’Iran gioca la carta della minaccia nucleare

La prima mossa della Repubblica islamica non si è fatta attendere: l’Iran ha annunciato la sua uscita dall’accordo sul nucleare del 2015. In un tweet Al Jazeera News ribadisce la notizia, ma sottolinea l’apertura ancora esistente nei confronti dei partner europei.

Un atto di guerra: la morte di Suleimani accende le piazze e il Parlamento dove si scandisce all’unanimità lo slogan “morte all’America”. E la minaccia comincia dal nucleare, con Teheran che si riserva di rendere operativo un numero non definito di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Il presidente Donald Trump, che si dice abbia ordinato personalmente l’uccisione di Suleimani per evitare un attacco imminente, è tornato a Washington dopo le vacanze di Natale. E sui social ha lanciato un avvertimento al nemico che minaccia rappresaglie.

Si legge nel tweet: “Se l’Iran dovesse attaccare persone o obiettivi americani, gli Stati Uniti colpiranno subito anche in maniera sproporzionata“.

Non una faccenda tra Iran e Usa: Medio Oriente in fiamme

Ma l’uccisione del generale iraniano non è una partita a due: in Iraq, dove il blitz americano si è consumato, il Parlamento ha definito l’azione una violazione della sovranità del Paese e ha approvato una risoluzione non vincolante che chiede alle truppe straniere di lasciare il Paese. Circa 5.000 soldati statunitensi ssi trovano in Iraq come parte della coalizione internazionale contro lo Stato islamico.
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno dispiegando migliaia di soldati nella regione del Medio Oriente a fronte di una tensione che sembra sul punto di tracimare.

Oltre un anno fa Suleimani e Trump si sfidavano anche sui social. Il presidente americano annunciava il ripristino delle sanzioni contro l’Iran, il generale rispondeva con un ”venite, stiamo aspettando, sono il vostro nemico”. Un nemico diventato martire del mondo sciita, pronto – dice – a rispondere duramente all’aggressione americana

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