Nella prima fase della diffusione della malattia sono state applicate tutte le misure di controllo per il contenimento dell’infezione, compresa la diagnosi di conferma per tutti i casi sospetti, il ricovero e/o l’isolamento in ospedale/domicilio in relazione al quadro clinico, il trattamento e la profilassi con i farmaci antivirali, i controlli alle frontiere per i viaggiatori in partenza e in arrivo per le aree geografiche inizialmente colpite.
Mano a mano che questa influenza, caratterizzata come tutte le altre da un’elevata contagiosità, si è diffusa in modo importante anche sul nostro territorio, si è passati alle cosiddette misure di mitigazione, con la diffusione dell’informazione sulle norme igieniche per la prevenzione delle patologie respiratorie, la diagnosi su base clinica dei casi, il trattamento dei casi ospedalizzati o dei soggetti a rischio di complicanze, la programmazione dell’intervento più efficace per il controllo della malattia, cioè la vaccinazione specifica nei confronti di questa influenza.
Nella fase epidemica occorre sottolineare che il nostro Paese, come tutti gli altri, sta sorvegliando non più i casi confermati di influenza ma, attraverso una rete “sentinella” di medici/pediatri di famiglia, i cui assistiti costituiscono campione della popolazione italiana, le forme simil-influenzali, quelle cioè che si presentano con febbre, tosse, dolori articolari, etc.
L’esecuzione del tampone faringeo, dunque, per la conferma di infezione da virus AH1N1 non ha alcun significato ai fini del trattamento del caso, anche perché è plausibile che la quasi totalità di tali malattie influenzali – in questo momento- siano attribuibili a tale infezione, poiché i dati della sorveglianza virologica indicano la assoluta predominanza di tale ceppo virale.