Napolitano, “C’era bisogno di una scossa nazionale” e scossa è stata

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Bisogna riconoscerlo: il presidente Napolitano è stato (e lo è tuttora) un ottimo condottiero della Nazione. L’ho sempre pensato, fin da tempi non sospetti, anche se ritenevo che la lunga militanza all’interno dell’allora Pci lo avesse influenzato nel giudizio delle cose nel loro itinere. Ma così non è stato. Giorgio Napolitano invece ha più volte dimostrato di avere alto il valore dello Stato, ed è un merito che va ascritto a suo favore; altri, in situazioni similari, si sarebbero comportati in modo diverso, suppongo. Anche se è difficile fare la storia con i “Se” e i “Ma”. Così è stato, e così è avvenuto. Prendiamone atto e guardiamo con fiducia, come ha scritto oggi il presidente dalla Stampa di Torino, alla sfida che abbiamo davanti.

Avevamo bisogno di una scossa e una scossa è stata. “C’era bisogno – scrive il Presidente- di una scossa nazionale unitaria di fronte alle difficoltà, alle derive, agli scoramenti che colpivano il nostro Paese e alle prove sempre più ardue che lo attendevano e lo attendono”. La scossa che è avvenuta è a livello politica: il senso di responsabilità di Berlusconi che, viste le cose, ha rassegnato le dimissioni ed ha creato le circostanze perché si andasse a un incarico di un personaggio stimato in Europa come Mario Monti. Adesso sarà il tempo che ci dirà se le scelte che abbiamo intrapreso sono buone e giuste oppure no! Si dice un governo tecnico: si dice anche che la democrazia parlamentare è finita. Si sono dette e consumate molte parole, però non credo a questi Soloni che, affacciati dai loro pulpiti, arringano la folla stando però ben attenti dove loro hanno i piedi, se all’asciutto (dalla crisi) o completamenti  assorbito dal gorgo del crac finanziario.  Come non credevo tempo fa che in Italia non ci fosse la libertà di stampa…

Non ci credo a tutte queste Cassandre. Credo semmai nelle parole di Napolitano che ancora una volta è stato il “Pater Familias” dello Stato Italiano.

E andiamo intanto con ordine sulle cose certe.

Si chiudono due ere: Zapatero in Spagna e Berlusconi in Italia, anche se il nostro uomo di Arcore non si è ancora dichiarato vinto e farà ancora sentire la sua voce. Sta di fatto che due governi di due Stati sovrani diversi hanno chiuso il loro periodo.

In Spagna si affermerà il Partito Popolare (dalle elezioni che sono ancora in corso) che avrà la maggioranza assoluta nel Parlamento; in Italia invece è il momento della classe professorale, la classe dei saggi che è subentrata agli schiamazzi, al turpiloquio, allo scambio di battuta da quadrivio cui avevamo assistito finora dai piccoli schermi. C’è bisogno di rimettere le bocce al loro posto e ripartire, conquistando la fiducia dei mercati internazionali e finalmente tornando ad avere voce in capitolo.

Non credo che l’Italia non abbia il suo peso nell’Ue, anzi! Avevamo finora assistito a un teatrino delle comparso, dove sembrava che la cosa migliore da fare fosse quella dell’apparire a scapito dei contenuti. Bella presenza, il volto sempre proteso al sorriso, cravatta apposto, e capelli sempre neri a dimostrare l’eterna gioventù del corpo politico. Non è bastata una simile immagine. C’è bisogno di credibilità e di solidità di governo, perché le prove cui alludeva il Presidente siano affrontate e superate

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