La finanza islamica in Italia. Cosa è, cosa propone, e quali sono i vantaggi.

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Islamic-Finance-940x350-e1328231945935Londra – In Italia non è molto conosciuta e non esegue direttamente operazioni, ma probabilmente potrebbe rappresentare un incredibile vantaggio strategico per quei “lungimiranti” imprenditori italiani che la volessero utilizzare.

Si tratta della finanza islamica.

Diciamo subito che la finanza islamica negli ultimi anni ha subito un notevole sviluppo grazie alla graduale apertura, nei paesi di cultura islamica, di investimenti esteri ed alla progressiva liberalizzazione dei sistemi bancari.

I principi che regolano le istituzioni finanziarie ispirate alla finanza islamica e gli strumenti utilizzati da queste per finanziare le imprese (contratto di Mudaraba e Musharaka) sono strettamente connessi al Corano si parla quindi di finanza etica svincolata dalla logica del profitto.

I principi economici religiosi sui quali si basa la finanza islamica sono:
• Riba (divieto del tasso d’interesse)
• Gharar (divieto dell’incertezza)
• Maysir (divieto della speculazione)
• Haram (vietato) vs Halal (consentito)
• Zakāt (la tassa islamica).

La banca islamica non concede prestiti, ma investe in operazioni che hanno come attività sottostante un bene reale oppure attraverso l’acquisizione, in misura più o meno rilevante, di quote di partecipazione.

La banca sostiene l’investimento condividendo il rischio e di conseguenza acquisisce un diritto alla partecipazione ai profitti realizzati dall’impresa.

Le tecniche di finanziamento della finanza islamica possono essere divise in due grandi categorie a seconda del grado di partecipazione al rischio:
– tecniche basate sul profit-loss sharing
– tecniche di non profit-loss sharing.

Analizziamo un questo articolo le principali tecniche di finanziamento basate sul profit-loss sharing, nello specifico i contratti di “Mudaraba” e “Musharaka”.

Contratto di “Mudaraba”

Islamic-Finance-Good-AlternativeIl contratto di “Mudaraba” è un contratto associativo misto, di lavoro e capitale, che assolve ad una duplice funzione: far fruttare i capitali attraverso operazioni commerciali e procurare adeguati finanziamenti alle imprese.

In base al contratto di Mudaraba la banca conferisce il capitale all’impresa che lo impiega per un dato investimento o progetto.

La banca partecipa al progetto apportandovi il capitale, mentre l’imprenditore vi partecipa con il proprio lavoro e attività; il progetto deve essere realizzabile e avere una previsione di rendita economica favorevole.

La banca partecipa ai profitti e alle perdite e l’imprenditore partecipa ai soli profitti, ma non ha diritto ad alcuna remunerazione per il proprio lavoro.

Quindi le perdite vengono sopportate solo dalla banca e la perdita dell’imprenditore è limitata al suo sforzo lavorativo.

Attraverso tale contratto la banca fornisce al richiedente il capitale necessario alla realizzazione del progetto.
Di questa somma, una parte è destinata all’acquisizione di capitale fisso per il progetto e una parte è impiegata per le esigenze operative dell’affare.

Il contributo del cliente consiste nello sfruttare le proprie conoscenze tecniche e capacità lavorative per ottenere il miglior risultato possibile, mentre la banca provvede al monitoraggio del progetto: gli eventuali profitti dell’impresa saranno ripartiti, secondo le proporzioni fissate nel contratto, tra il cliente e la banca.

In mancanza di profitti il cliente sarà tenuto alla restituzione dei fondi ottenuti; in caso di perdite dovrà rimborsare la somma prestata meno l’ammontare delle perdite subite.

islamic-bContratto di “Musharaka”

In tale contratto la banca e l’imprenditore costituiscono una società e, a differenza di quanto avviene nel contratto di Mudaraba, potrebbero esserci anche altri soci finanziatori.

Questo contratto è utilizzato per finanziare progetti di investimenti a lungo termine o di rilevo internazionale.

Il contratto può prevedere o meno il potere di voto e di partecipazione alla gestione da parte dei finanziatori i quali comunque partecipano ai profitti e alle perdite.

L’imprenditore in questo caso, a differenza della Mudaraba, apporta non solo la propria capacità organizzativa, ma anche una quota di capitali investita e partecipa sia agli utili che alle perdite.

A seconda dei casi, lo scopo può essere:
a) il finanziamento di un’impresa (già esistente o da costituire);
b) il credito all’importazione o all’esportazione di merci mediante associazione tra banca e commerciante.

Musharaka per il finanziamento delle imprese è ad alto livello di rischio ed il conferimento di capitale da parte dei soci prevede la creazione di una nuova società, destinataria del finanziamento e avente la funzione di realizzare gli interessi comuni dei soci.

Questo principio rende la Musharaka particolarmente idonea a svolgere le funzioni di una joint venture corporation in quanto entrambi enti di natura societaria, Musharaka e joint venture corporation sono assoggettate al diritto del paese in cui sono state costituite.

Il contratto di Mudaraba invece, caratterizzato dal conferimento di capitale e lavoro, è più indicato per la realizzazione di una joint venture contrattuale in cui il perseguimento dello scopo comune è affidato alla cooperazione contrattuale tra i soci.

Con la Musharaka i finanziatori “acquistano” una quota anche rilevante (di solito tra il 50 e il 65%) dell’impresa, riservandosi di trasferire i titoli nuovamente all’impresa dopo un certo lasso di tempo o di collocarli sul mercato.

Nonostante il contratto preveda la gestione congiunta dell’operazione i finanziatori affidano la gestione all’imprenditore, conservando per loro un ruolo di consulenza, supervisione e monitoraggio dello sviluppo dell’operazione.

Ecco con poche parole i punti salienti della finanza islamica.

Riccardo Cacelli
Ceo, Cacelli & Partners Ltd
www.cacelli.co.uk
Office:: +44 (0) 20 3637 0283 (Mon-Fri: 9:00-18:00)

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