Toscana Tunnel, Riccardo Cacelli: “Dall’amore per l’Elba e’ nata l’idea che devo portare avanti, proteggendola da tutti coloro che in essa vedono altro”

La riflessione dell'ideatore dell'opera, sui motivi e su come procedera' il tunnel che colleghera' l'Isola d'Elba alla Costa Toscana

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Londra – Per chi non mi conosce personalmente lo informo che sono nato all’Isola d’Elba (Portoferraio Ospedale vecchio), sono cresciuto a Cavo (per utilizzare la nave – Aethalia – si andava sottobordo con la barca ed a noi bambini i marinai ci tiravano su per salirci o giu’ per scendere…. con la barca sotto che si muoveva), ho studiato a Portoferraio (ITC Cerboni), ho vissuto per 12 anni in Val di Denari, ho lavorato per molti anni in Confcommercio. Poi la vita mi ha portato altrove.

L’Isola d’elba non e’ solo la terra delle mie radici o dove sono sepolti i miei genitori ma e’ parte integrante del mio dna. Me la porto dentro ogni istante della mia vita.

Il mio nonno materno era di Pomonte e faceva il contadino.
Da lui ho imparato che esiste il periodo della semina ed il periodo della raccolta.
Quanta uva che ho pigiato!
Qualcuno qui a Londra mi chiese se sapevo come si faceva il vino e se avevo mai visto una vigna.
Non vi dico cosa gli dissi….

Mio nonno paterno invece era di Cavo e faceva il pescatore ma e’ stato anche lui un emigrante come me.
Trascorse 8 anni negli Usa dal 1928 al 1936. Molte volte penso a lui e alle difficolta’ che ha dovuto superare per stare laggiu’ 8 anni.
Da lui ho imparato che nella vita si deve tentare e che a volte si prende qualche pesce ed a volte no.
E che in mare (ci sono andato poche volte) le onde vanno cavalcate cosi’ come si debbono cavalcare gli ostacoli che la vita ti pone davanti.

Detto questo vi confermo che non consento a nessuno di fare del male allo scoglio che mi porto dentro.

Ed io per primo devo stare attento a non fare errori e comportarmi degnamente verso la mia terra.

Veniamo al tunnel.

Il tunnel forse nasce anche da quando ero giovane e durante le giornata trascorse sul lungomare o sul porto di Cavo nel vedere, sopratutto d’inverno, quel tratto di mare di appena 10 km che ti isola, che non ti permette di essere un cittadino italiano di serie A, e la sera vedere le luci delle machine in movimento a piazza Bovio o su a Villa Marina mi veniva una rabbia…..

E pensavo alla fortuna degli altri abitanti dell’Elba che non vedendo non soffrivano.
Come il famoso proverbio: occhio che non vede, cuore non dole.

Anni dopo nel corso di un classico pomeriggio londinese leggendo ad alta voce un post che riguardava il mancato collegamento marittimo con Piombino un mio analista suggeri’ l’idea che piano piano, giorno dopo giorno, prese forma, ma in maniera molto superficiale, insomma da approccio.
Era nato l’embrione Elba Tunnel.

Negli ultimi mesi ho letto molto sull’ambiente, sul territorio elbano e sull’entroterra toscano. Ed ho ascoltato numerose persone delle associazioni ambientaliste, forum di giovani, singoli cittadini, ed ho valutato con particolare attenzione i commenti sui post che a volte anche provocatoriamente ho scritto, commenti che mi hanno convinto a far fare un passo in avanti al progetto.

Avete presente il film Amici Miei I?
La scena di quando i 4 amici arrivano nel paesino (Calcata Vecchia vicino Viterbo) ed iniziano a prendere le misure e scrivono sui muri delle case da abbattere per far passare un’autostrada (delle Ginestre) ed una tangenziale (Est) tutto questo su ordine della regione? Con la popolazione incredula e spaventata.

Ebbene quello e’ il metodo top down.

Si arriva in un paese sconosciuto, si dice alle persone del posto che dall’alto hanno deciso che da li ci passera’ una infrastruttura perche’ cosi’ e’ stato deciso.

Oggi quel sistema non e’ piu’ applicabile.
In Italia, in Europa nel Mondo.

E’ invece applicabile la condivisione del sapere, delle scelte per il miglioramento della qualita’ della vita delle persone, degli animali, della natura.
Ma anche condividere il lavoro per trovare soluzioni ai bisogni del mondo imprenditoriale, dei loro prodotti e dei loro servizi.

Questo e’ il metodo buttom up.

Sono certo che il tunnel, prima o poi si fara’.
Progetti internazionali per collegare le isole e non solo (collegamento Tallin/Helsinki) sono gia’ stati realizzati e molti ne sono in cantiere.

Lo si fara’ se non negli anni 2030 sicuramente negli anni 2050/2060.

Allora forse e’ il caso di iniziare oggi a progettare e a parlarne avendo gia’ chiara la visione di come sara’ il mondo negli anni 2030, come si muoveranno le persone, quali mezzi useranno e come saranno alimentati.

Ecco io vorrei che l’Isola d’Elba e la Costa Toscana si facciano trovare pronte.

Questo significa partire oggi coinvolgendo sopratutto i giovani, ma anche coloro che lavorano nei settori sociali, economici, ambientali e per finire le istituzioni come legittimi portavoci dei cittadini.

Per questo, con i miei piu’ stretti collaboratori abbiamo deciso di costituire la societa’ veicolo e strutturarla con un metodo ibrido, conosciuto come “SECI model” ideato da due esperti giapponesi di business Ikujiro Nonaka (1935) e Hirotaka Takeuchi (1946).

L’abbiamo chiamata Tuscany Tunnel ed il tunnel crediamo si debba chiamare: Toscana Tunnel.
Questo per dare una valenza internazionale all’infrastruttura in quanto la Toscana e’ conosciutissima ed apprezzata nel Mondo, per dare impulso economico sopratutto turistico ai territori interessati.

Infine ribadisco ancora una volta il concetto base: non permettero’ a nessuno, a me per primo,  ne oggi ne mai, di progettare o realizzare una infrastruttura che possa danneggiare l’Elba ed i suoi abitanti.

Amo l’Elba e la sua gente. E l’amero’ sempre.

Da questo amore e’ nata l’idea che devo portare avanti, proteggendola da tutti coloro che in essa vedono altro, ma da realizzare per il solo scopo di migliorare la qualita’ della vita, dell’ambiente (aria e viabilita’) e della mobilita’ delle persone, merci e servizi da e per la terra delle mie radici.

Riccardo Cacelli

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