Biennale, Salvatore Cuschera invitato a partecipare al Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi

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Lo scultore siciliano Salvatore Cuschera è stato invitato a partecipare al Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi, della 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2011 all’Arsenale dove si ammira la scultura monumentale dal titolo Infinita dimensione, (cm 260x350x440 cad.). L’opera, inedita, composta di due elementi speculari in ferro forgiato, saldato e patinato, è stata appositamente realizzata per l’evento.

La figura artistica di Salvatore Cuschera contiene in sé le caratteristiche dello scultore contemporaneo e dell’antico artigiano del metallo. La scultura esposta alla Biennale colpisce per le linee morbide e fluide imposte alle pesanti forme di metallo con una tale semplicità da far sembrare persa ogni loro consistenza e caratteristica.
Per me è armonia – dice Cuschera commentando la sua creazione – è un’opera completamente priva di tensioni, in cui traspare quel senso di equilibrio tra elementi naturali e umani, tra energia e luce in cui credo profondamente.

Cuschera è un artista che negli anni ha saputo sviluppare la sua forza artistica nella costante ricerca dell’assoluto dominio della materia: lavorando principalmente il ferro oltre al legno e alla terracotta, riesce ad imporre la sua volontà artistica ad entrambi i materiali, così diversi tra loro per consistenza e duttilità.
La sua padronanza tecnica della materia rende ogni opera uno straordinario mezzo espressivo, speculare e carico di forza primitiva che spesso richiama la scultura tradizionale africana: è il caso delle grandi figure antropomorfe Sciamani d’occidente e Sciamani d’oriente, (alt. cm167) realizzate in ferro ed installate a Pietrarubbia nel 2008.

Nelle sue opere – e alla Biennale ne vediamo un bell’esempio – accanto alla grande energia nella forgiatura di spesse masse di ferro, lo spettatore coglie l’intensità e la sensibilità dell’artista per i volumi e la materia e, allo stesso tempo, percepisce la sua ricerca nell’ambito della luce e dello spazio per arrivare all’equilibrio di pieni e vuoti, chiari e scuri che caratterizza la sua arte.

Ogni scultura è per me come un racconto, una visione della vita – spiega l’artista – Il vuoto nelle mie sculture non è mancanza di qualcosa ma frammento di energia, passaggio perenne e continuo di luce e colore. La luce batte sulla superficie delle mie sculture come su un tamburo.
E la luce, calda e abbacinante della Sicilia, che è stata la compagna dei suoi giochi di bambino e delle sue fatiche di giovanissimo apprendista fabbro, ora è la grande protagonista delle sue opere.
La luce è per lui colore e materia allo stesso tempo e la creazione di spazi e vuoti nel metallo sono un’opportunità unica per poter manipolare la luce e dare ai materiali una lettura completamente diversa, un’altra possibilità di vita.

Esemplari sono anche i lavori in terracotta, rappresentazioni di un altro modo per l’artista di ricercare la luce e la materia e di concepire il colore.
Significativa è l’influenza della scultura africana, che ad esempio ha ispirato Fontana dei quattro canti composta da 37 elementi a foggia di totem.

Le opere in metallo e in terracotta di Salvatore Cuschera sono presenti in numerosi collezioni private e museali italiane, quali il Musma di Matera, il Comune di Gibellina e la Fondazione La Quadriennale di Roma.

Tra le numerose partecipazioni a mostre collettive si ricordano l’ “Atelier del Mediterraneo con Markus Lupertz” a Gibellina nel 1992, la collettiva “Cinquepercinque” al Museo della Permanente di Milano, invitato da Salvatore Scarpitta nel 2000, nel 2002 è tra i vincitori del III Premio Internazionale di Scultura della Regione Piemonte e nel 2005 è invitato alla mostra “La Scultura Italiana del XX Secolo” alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano.
Tra le numerose mostre personali realizzate, si ricordano la prima mostra del 1996 alla Galleria Vismara di Milano, la personale alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano nel 2004 e nel 2006 la mostra “Salvatore Scarpitta/Salvatore Cuschera” allo Spazio Mazzotta.

Di lui hanno scritto importanti critici d’arte italiani quali Gillo Dorfles, Guido Ballo, Giuseppe Appella e Flaminio Gualdoni.

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