Matteo Manfredi ha 24 anni, è bolognese. La sua idea è quella di contribuire all’innovazione nel settore della terza età, avviando la start-up degli anziani. L’idea gli è balenata vivendo la CRA Villa Giulia di Pianoro, struttura residenziale di proprietà della sua famiglia. Intanto oggi si gode il traguardo della laurea in Economia raggiunto proprio in questi giorni a Roma.
Prima di Matteo, due sono le generazioni di imprenditori: quella del nonno Mauro, da cui ha imparato l’arte di aggiustare e quella della mamma Ivonne Capelli che insieme al fratello Marco oggi dirige la CRA e centro diurno nel cuore di Pianoro Vecchio (BO).
Secondo Matteo si può vivere la terza e quarta età conservando la felicità e la voglia di vivere. A Villa Giulia infatti sono numerosi i laboratori che mettono al centro la persona anziana, offrendo stimoli cognitivi e sensoriali importanti.
Proprio negli anni della pandemia è nato il progetto della Coperta della nonna, per valorizzare un’arte del passato e mescolarla alle tendenze del presente. Un gruppo di nonne, nella fascia d’età over 80, realizza all’uncinetto modelli di borse e mantelle che fanno tendenza e in tante (signore, da tutta Italia) continuano a commissionare modelli e colori.
Con il desiderio di incoraggiare i suoi coetanei a costruire con fiducia e determinazione il futuro, Matteo Manfredi racconta in questa intervista cosa significa per un giovane lavorare a stretto contatto con gli anziani, una risorsa preziosa per la società da custodire, di cui prendersi cura.
Matteo raccontaci di cosa ti occupi a Villa Giulia.
Attualmente faccio il manutentore e all’occorrenza il magazziniere. Adesso che ho finalmente raggiunto il traguardo della laurea in Economia, vorrei dedicare più tempo agli aspetti amministrativi dell’azienda e sviluppare in questo ambito le mie competenze. Fino a questo momento mi sono occupato soprattutto di verificare ciò che si rompe per ripararlo, in un’ottica di recupero e ottimizzazione delle risorse
Com’è la tua giornata tipo a Villa Giulia?
Come prima cosa chiedo ai manutentori se posso fare qualcosa per aiutarli nelle attività. Poi vado in ufficio: rispondo alle telefonate, mi occupo degli ingressi in struttura dei fornitori ma anche dei familiari che fanno visita ai loro congiunti. Ogni giornata lavorativa ha un programma di attività diverse e il tempo non basta mai. Qui mi trovo molto bene, anche se sono a lavoro mi sento a casa.
Sei cresciuto a Pianoro?
Sì, da bambino frequentavo l’asilo di Pianoro perché così la mamma era più comoda per il lavoro. Poi arrivavo in struttura e passavo il resto della giornata insieme a nonno Mauro. Lui faceva tutte le riparazioni nel garage ed io, osservandolo, imparavo. Così sono passati gli anni e molte di quelle riparazioni che guardavo con attenzione oggi le faccio a Villa Giulia; sono piccoli lavori manuali che ho imparato da lui e farli non mi pesa, anzi mi piace rendermi utile.
Cosa hai imparato dal nonno?
Sicuramente la manualità. Ho imparato ad aggiustare dalla camera d’aria della carrozzina all’infiltrazione sulle pareti, ai televisori che non funzionano. Guardando lavorare mio nonno ho imparato il mestiere del “tuttofare” e gliene sono grato. È un’arte che mi ritrovo adesso a differenza magari di altri miei coetanei.
Cosa rappresenta per te Villa Giulia?
Per me è casa. Qui mi trattano tutti molto bene. Soprattutto i residenti: è come avere 100 nonni. Pensa che il mio 18° compleanno l’ho festeggiato proprio a Villa Giulia insieme a quella che per me è la mia seconda famiglia allargata, composta dai miei genitori e dagli anziani con cui ho un rapporto bellissimo.
È partita da te l’idea di lavorare così presto?
Ho iniziato a lavorare grazie a stage organizzati in collaborazione con la scuola quando avevo 16 anni. Anche se, come dicevo, all’età di due anni ero con il nonno mentre lui faceva tutti i suoi lavori da manutentore. Da adolescente e fino all’anno scorso lavoravo solo nei mesi estivi a Villa Giulia per pagarmi le vacanze mentre il resto del tempo lo impiegavo a studiare. Adesso potrò dedicarmi interamente al lavoro.
Il tuo futuro professionale sarà a Villa Giulia?
Questa è una domanda a cui non so rispondere. Da un lato mi piacerebbe raggiungere mio fratello Luca che vive e lavora in America. Dall’altro lato vorrei rimanere qui per contribuire a costruire il futuro di questa struttura a cui sono legato da sempre.
C’è un episodio o una frase che ti senti dire più spesso dagli ospiti?
Le “nonne” di Villa Giulia sono sempre gentili con me. C’è una signora che si chiama Ivonne come mia mamma, con lei tutti i giorni chiacchieriamo di qualsiasi cosa. Ad esempio sui temi della guerra in Ucraina. Mi ha raccontato che è un po’ triste in merito a quello che sta accadendo perché quando era giovane ha vissuto la guerra e sperava che queste cose non succedessero più. Gli anziani a Villa Giulia mi danno dritte e consigli.
Cosa pensi delle creazioni all’uncinetto fatte a mano dalle nonne?
Le borse che realizzano sono fantastiche. Sono convinto dell’importanza di questi laboratori manuali perché tengono impegnati gli anziani e al contempo si fa beneficenza visto che il ricavato delle borse va all’Associazione Onlus Il Piccolo Principe di Bologna.
Che progetti hai per il tuo futuro?
Sono orientato a proseguire gli studi per aprirmi a nuove strade. Mio padre che ha preso la seconda laurea “da grande” mi raccontava che studiava anche la notte. Preferisco completare il ciclo di studi, magari proseguendo con un part-time a Villa Giulia. Mi piacerebbe gestire i rapporti con le banche, con i fornitori e mantenere un rapporto con gli ospiti, anche quelli “più difficili”. Mia mamma è capace di far quadrare tutto, un domani vorrei essere come lei.
Che rapporto hai con la tua mamma a lavoro?
Per la maggior parte del tempo il rapporto è buono e costruttivo. Ho solo da imparare e ogni giorno lei mi insegna tanto. Piccoli contrasti è normale che ci siano e alimentano la stima reciproca.
Che carattere bisogna avere per svolgere il ruolo di coordinatore di struttura?
Bisogna mantenere la calma e non farsi prendere dalla rabbia o dal panico in caso di situazioni difficili. Mia mamma ad esempio è molto diplomatica. Bisogna mettersi un po’ nei panni di chi vive la condizione di persona fragile e allo stesso tempo studiare per acquisire competenze in materia economica, organizzativa e gestionale. Io ho ancora molto da imparare.
Cosa vorresti dire ai tuoi coetanei?
A loro vorrei consigliare di impegnarsi subito, qualunque sia l’ambito e di sperimentare prima possibile le esperienze lavorative. Se si ha l’opportunità suggerisco di mettersi all’opera per non rimpiangere domani delle occasioni che magari potrebbero non tornare più.