A 18 anni Hannah Arendt lascia Königsberg alla volta di Marburgo per frequentare l’università; lì insegna un docente che ha quasi il doppio della sua età, Martin Heidegger, le cui lezioni richiamano allievi e uditori da tutta la Germania. Tra i due è un colpo di fulmine. Nasce così una relazione fatta di passioni inesprimibili a parole, con brusche interruzioni e timidi riavvicinamenti, per mezzo secolo, fino alla morte improvvisa di lei. Martin e Hannah si separano una prima volta nel 1926, ma le loro strade prendono direzioni opposte nel 1933 con l’ascesa del nazismo. In quell’anno Heidegger assume il rettorato a Friburgo, mentre la Arendt, in quanto ebrea, inizia una lunga fuga che la porterà a New York, dove nel ’51 pubblica il suo capolavoro, “Le origini del totalitarismo”. Ci sarà tempo per un nuovo incontro e per tirare le somme di due esistenze private, intrecciate indissolubilmente con le tragedie, le sconfitte e le lotte intellettuali che hanno segnato il Novecento e l’umanità intera.
“Hannah Arendt e Martin Heidegger. Storia di un amore”, di Antonia Grunenberg (Ed. Longanesi, trad. di Umberto Gandini, pp. 496, euro 32,00).