L’impostore

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Non è facile cambiare vita intorno ai quarant’anni, ma Adam Napier ha deciso di provarci. Dopo aver perso improvvisamente il lavoro e la casa di Johannesburg, si ritrova prima a Città del Capo, ospite irrequieto e depresso del fratello Gavin, e poi in un paesino del Karoo, all’incirca a otto ore di strada dalla capitale, con l’intenzione di ritirarsi dal mondo per mettere a frutto il suo inattuale talento poetico. Gli eventi tuttavia prendono subito una piega stranissima: la sua nuova dimora, prestatagli da Gavin, è lontana dall’abitato, all’interno cade a pezzi e all’esterno è assediata da una giungla di erbacce; in casa si avvertono strane presenze, per non parlare dell’unico vicino, che scappa a nascondersi appena vede qualcuno; la solitudine si fa sentire e il paese, popolato di inconsapevoli morti viventi, non sembra promettere di meglio. Almeno fino al giorno in cui Adam incontra, proprio lì, un vecchio compagno di scuola che ha una bellissima moglie dalla pelle nera. Comincia allora, sotto il velo dell’amicizia, un morboso gioco di destini incrociati in cui le identità dei protagonisti sfuggono agli usuali contorni e si fanno reciprocamente minacciose.

“L’impostore”, di Damon Galgut (Ed. Guanda, trad. di Silvia Piraccini, pp. 248, euro 16,00).

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