Che cosa attira le folle davanti a una grotta dove una povera popolana di quattordici anni afferma di vedere la Vergine? La fede, certamente. Il mistero che aleggia intorno ai visionari. La speranza in una guarigione miracolosa. L’incredulità o la credulità. La curiosità. Ma ad attrarre nelle campagne di Lourdes una “libera pensatrice senza catechismo” come Alina Reyes è soprattutto il desiderio di capire. Un impulso profondo che la spinge a un pellegrinaggio privato, durante il quale, con la mente sgombra da pregiudizi, spulcia gli archivi, legge le dichiarazioni dei testimoni, scruta le fotografie di Bernadette Soubirous, ascolta le voci della natura e passeggia per i prati dove un tempo la ragazzina andava a raccogliere legna, ne esamina la scrittura da semianalfabeta, interpretando come una spia dell’inconscio gli errori di ortografia e sintassi di cui è infarcita. L’ambiente dove viveva la famiglia Soubirous si ricompone sotto i nostri occhi, così come l’infanzia di Bernadette e la caparbietà con cui questa bambina che ignora quasi tutto del mondo difende la veridicità delle proprie visioni.
* La ragazza e la vergine * di Alina Reyes (Ed. Guanda, trad. di Monica Fiorini, pp. 192, euro 13,00).