A ottantadue anni il premio Nobel per la letteratura Yehiel Bar-Nun, il più grande scrittore israeliano vivente, è all’apice della fama. Elusivo e sfuggente come una bella donna – come la bruna ragazza yemenita di un suo racconto giovanile – ama confondere e sconcertare i suoi ammiratori, concedendosi loro con il contagocce; e forse proprio questa reticenza contribuisce al suo fascino. Ezra Shultish, professore di letteratura ebraica in un college newyorkese e scrittore di belle speranze, si è trasferito a Haifa per un anno di congedo sabbatico proprio per passare quanto più tempo possibile con quell’uomo leggendario, che ammira fin dalla giovinezza, ma Bar-Nun sembra continuamente sfuggirgli: la delusione è tale che Shultish, mortificato, finisce per ammalarsi. Nel corso della convalescenza conosce Miriam, “una regina Esther yemenita”, che gli appare come l’incarnazione vivente dell’eroina del suo racconto prediletto. E proprio grazie a Miriam, forse, Shultish riuscirà ad acquistare una nuova consapevolezza di sé e del suo rapporto con il maestro.
* La ragazza yemenita * di Curt Leviant (Ed. Guanda, trad. di Irene Abigail Piccinini, pp. 224, euro 15,00).