Quello tra Waris Dirie e sua madre è sempre stato un legame profondissimo ma certo non un rapporto facile. A dividerle sono stati anche i diversi destini. La madre è rimasta nei deserti della Somalia, dove è nata Waris, a condurre la vita difficile dei nomadi, in una società violenta e incatenata alla tradizione, dove alle donne è concesso soltanto un ruolo subordinato. Sua figlia è diventata una delle modelle più famose del mondo, è stata nominata ambasciatrice dell’ONU nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili, i suoi libri hanno conquistato e commosso milioni di lettori. Waris però non ha mai dimenticato le sue origini, anche se per anni non ha potuto tornare in Somalia perché era troppo pericoloso. E quando ha finalmente potuto incontrare sua madre, ha trovato una donna malata. Ha provato a parlarle, per ritrovare il conforto dell’affetto reciproco. Ma a volte parlarsi, quando ci sarebbe troppo da dire, diventa un’impresa difficile, quasi impossibile. È per questo che Waris Dirie ha scritto “Lettera a mia madre”: per costruire un dialogo, per recuperare la pace interiore che il successo, la fama e il denaro non le hanno dato.
* Lettera a mia madre * di Waris Dirie (Ed. Garzanti, trad. di Stefania Cherchi, pp. 188, euro 16,60).