Dieci anni in giro per il mondo. Venti storie di viaggio. E più che gli adesivi sulla valigia – il medagliere di ogni turista che si rispetti – sono le storie raccolte, la gente incontrata, i luoghi abitati – e quindi vissuti, non semplicemente visitati – il tesoro prezioso e insostituibile del viaggiatore. È così che ogni esperienza, dalla più insolita (tentare di imbucarsi nel blindato set thailandese di una grande produzione hollywoodiana, trovarsi senz’acqua in un giro solitario a piedi nel Sahara) alla più apparentemente ordinaria (frequentare un corso di sesso tantrico per turisti in India, girare per l’outback australiano in mezzo ai distratti partecipanti di un viaggio organizzato), diventa una perla narrativa, capace di restituire con nitidezza colori, sapori, profumi e suoni di un mondo sempre più globalizzato. Per questo Rolf Potts ci ricorda che il viaggio, ancora più che ai tempi di Kerouac, è una dimensione mentale: agli occhi di ciascun viaggiatore il medesimo luogo, per quanto intatto si sia conservato nei secoli, appare diverso, in virtù dello sguardo irripetibile con cui ognuno ridisegna la geografia del mondo. Dimentichiamoci una buona volta il vezzo moderno di ripercorrere le orme dei viaggiatori antichi: per come si presenta ai nostri occhi, ogni posto attende ancora il suo esploratore.
* Marco Polo non ci è mai stato * di Rolf Potts (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Stefano Berette e Anna Lovisolo, pp. 336, euro 16,00).