Frutta e verdura. Ma quanto mi costate?
E’ il solito grido d’allarme del consumatore italiano. Ma oggi si aggiunge anche un altro grido.
Frutta e verdura. Ma quanto mi rendete? Il grido lo ha lanciato un giovane agricoltore emiliano-romagnolo scrivendo una lettera sul blog di Beppe Grillo.
La sua esperienza, il suo accurato esame della filiera della frutta e della verdura dal campo al banco è veramente scioccante. Una differenza di prezzo altissima, tra il produttore ed il consumatore, solo perchè c’è un passaggio di fogli e di agenzie “mangerecce”.
E’ da riformare il sistema e la filiera.
Chi deve fare fatti, batti un colpo! Anzi vada nei campi a raccogliere il mese prossimo l’uva e capirà sotto il sole cocente chi veramente lavora la frutta e la verdura, rispetto a chi muove solo la carta.
Sono graditi commenti
Ecco la lettera denuncia di Samule Bertuzzi
Caro Beppe,
mi chiamo Samuele Bertuzzi, ho 27 anni, vivo in un paesino vicino ad Imola (BO), città nota per il gran premio di formula uno che si disputava nel circuito di questa città fino a qualche anno fa.
Sono un lettore abituale del tuo blog, delle tue iniziative, sostenitore e condivido gran parte delle tue idee e ti confesso che quando leggo i tuoi post o ascolto Marco Travaglio mi sale un certo nervosismo accompagnato però da una sensazione di impotenza e sconforto.
Ho pensato di scriverti per raccontarti ciò che sta succedendo nel mondo nel quale lavoro e nel mondo nel quale la mia famiglia, mio padre, i miei nonni hanno sempre creduto: l’agricoltura, la terra, i frutti della terra. La zona dove abito io è la romagna, terra nella quale ci sono migliaia di aziende agricole forti produttrici di frutta, in particolare albicocche, pesche, nettarine, kiwi e uva da vino.
Beppe, in questi giorni si sta vivendo un momento tragico per la frutticoltura italiana in generale, agli agricoltori vengono riconosciuti dei prezzi veramente ridicoli dei loro prodotti; si parla di 8-10 centesimi al kilogrammo (fonte Camera di Commercio di Bologna) per pesche e nettarine di prima qualità a fronte di un costo di produzione medio di 40/45 centesimi al kilogrammo. E nonostante questo si continua a vedere la stessa frutta venduta nel negozio dietro casa a prezzi dell’ordine dei 2€ al Kg o addirittura superiori.
Si trovano anche prezzi inferiori, ma sono promozioni fatte con prodotto di minor qualità e soprattutto solo per alcuni giorni. Il 70% della nostra frutta viene venduto all’estero (Germania in primis, Inghilterra, poi Austria, Svizzera, Belgio, paesi dell’Est Europa) ed anche qui i prezzi sono incredibili: ho un amico che vive a Londra e oggi mi ha comunicato che in un negozio della catena Tesco trovava le pesche a 1 pound per 4 pezzi (cioè 4 frutti che sono 500 gr, quindi costa 2 pound al Kg che sono 2,32€/Kg).
A conti fatti il costo della materia prima sul prezzo finale di vendita al consumatore è veramente irrisorio: pensa a 10 centesimi contro 2€ di vendita, rappresenta il 5%! Costa più l’imballaggio e il servizio che ci sta attorno della materia prima!!! E’ una cosa incredibile e nessuno, ripeto nessuno, ne parla! Anzi: quando c’è da dare una notizia di aumenti dei prezzi la prima cosa che si fa vedere in televisione è un bel banco allestito di frutta e verdura, perché fa scenografia, ma non si racconta tutto ciò che ci sta dietro.
Ma ti voglio raccontare brevemente come funziona la “filiera” dell’ortofrutta.
L’attore principale è ovviamente l’agricoltore, colui che produce il bene alimentare, frutta o verdura che sia. Parliamo di frutta, che è quella che conosco meglio essendo mio padre un produttore ed io lavoro in un magazzino di confezionamento della frutta.
Dunque l’agricoltore produce la frutta, impiega un anno per far questo e raccoglie il prodotto in appena 3 mesi (da Giugno a fine Agosto nelle nostre zone). Per preparare la produzione occorrono tanti lavori prima, potatura, interventi agronomici al terreno, concimazioni, trattamenti con fitofarmaci, etc…. che comportano una anticipazione delle spese, compresa la raccolta.
L’agricoltore è di fatto un imprenditore, perché ha una proprietà, deve fare delle scelte nella sua azienda, né più e né meno di un industriale o qualsiasi altro imprenditore. Bene; al momento della raccolta dei frutti ci dovrebbe essere una vendita di questi, è il risultato della sua produzione, una vendita a qualcuno che li compra come materia prima per la propria produzione: in questo caso un magazzino ortofrutticolo (impresa privata o cooperativa come nella maggioranza in Romana) che procede allo stoccaggio, refrigerazione, lavorazione, confezionamento e vendita del prodotto finito.
Il sistema che si è creato in questi ultimi 20 anni ha fatto si che quando l’agricoltore vende il suo prodotto al magazzino, non c’è una vera e propria vendita con contrattazione del prezzo etc, ma c’è un conferimento e cioè l’agricoltore dà il suo prodotto al magazzino ad un prezzo che verrà stabilito a fine stagione quando il magazzino saprà quanto avrà incassato dalla vendita di quel prodotto ed ovviamente tolte le su spese. In altre parole l’agricoltore subisce un prezzo, non può stabilirlo lui, vende a prezzo da determinare a fine stagione.
Poi proseguendo la filiera, il magazzino lavora la frutta, la imballa (cestini, oppure padelle, etc…) e la vende (facciamo il caso dell’estero, ma poi anche per il mercato interno italiano è quasi uguale) ad un importatore (tedesco, inglese, etc…). Per arrivare all’importatore si avvale spesso di un intermediario, un’agenzia di intermediazione fra l’importatore e il magazzino, in pratica un soggetto che prende ordini dall’importatore e gli organizza la reperibilità del prodotto nei magazzini italiani.
Queste agenzie muovono SOLO carta, loro la frutta non la vedono nemmeno, perché materialmente va dal magazzino italiano alla piattaforma di arrivo all’estero. Spesso anche gli importatori sono delle agenzie fra il distributore estero e l’agenzia italiana!! La frutta arrivata alla piattaforma viene controllata, magari rilavorata se c’è l’esigenza (e a volte non si sa nemmeno il perché) poi distribuita ai vari punti vendita. Anche qui a volte ci sono altri intermediari che muovono solo carta.
Alla fine di tutta la filiera chi fa il prezzo sono i venditori finali del prodotto: in larga maggioranza la G.D.O (grande distribuzione organizzata) che in Italia si chiama Coop, Esselunga, Auchan, Conad; in Germania si chiama Lidl, Metro, Edeka, Aldi, Tengelmann, e alcuni altri; in Inghilterra si chiama Tesco, Sainsbury; in Svizzera si chiama Coop Sweitz, Migros, etc…etc..
Questi stabiliscono un prezzo (non si sa su quali basi o criteri) e poi a cascata ogni soggetto partecipante alla filiera ricava la propria fetta, il proprio costo di produzione, il proprio guadagno, le proprie spese, nell’ordine inverso a quello che ha seguito la materia prima, e soprattutto nella più INTOTALE TRASPARENZA.
Gli ultimi due attori sono il magazzino di confezionamento e l’azienda agricola, che in realtà sono gli attori principali perché coloro che producono!
Al magazzino la frutta viene pagata un certo prezzo (attualmente un prezzo medio per pesche e nettarine di 0,60€) dal quale toglie le proprie spese e QUELLO CHE RIMANE VIENE DATO ALLE AZIENDE AGRICOLE! Ripeto: quello che rimane e nessuna trasparenza!
Quindi oggi gli agricoltori si trovano nella condizione che sanno quello che hanno speso finora per portare le piante ad avere la produzione, ma non sanno di preciso quanto incasseranno e soprattutto incasseranno un prezzo IMPOSTO e che al momento attuale non arriva a coprire nemmeno il 20% del costo di produzione. Senza contare poi l’esposizione totale delle aziende agricole ai fattori meteo quali grandinate, precipitazioni troppo abbondanti, allagamenti dei campi, danni da vento, etc..etc..
E un agricoltore arrivato al momento di raccogliere il prodotto non può permettersi di lasciarlo attaccato alle piante perché l’80% delle spese è già stato fatto, manca solo la manodopera di raccolta e soprattutto non sono piastrelle o mattoni o bulloni con i quali si possono riempire i piazzali delle industrie in attesa di venderli, la frutta e la verdura sono prodotti deperibili in pochi giorni, quindi vanno consumati.
Concludo dicendo che nemmeno associazioni Onlus o altro a scopi benefici sono interessati a questo tipo di prodotto alimentare, pensando che ci sono popolazioni intere che non hanno cibo!
Potrei andare avanti ancora per ore a parlare della situazione del mondo produttivo agricolo in Italia, ma non mi sembra il caso, ed è tutto già troppo complicato così.
Beppe, io ti prego di dedicare uno spazio a questa situazione nel tuo blog, perché nessuno dice niente, non ci sono articoli sui giornali, servizi in tv, radio, nessuno ne parla, nessuno sa niente, l’agricoltura non fa notizia ed in Italia NON CONTA NULLA: rappresenta solo il 15% del PIL! Migliaia di imprese agricole in difficoltà ( e forse coloro che stanno risentendo in maniera maggiore della crisi), persone, famiglie che credono nel proprio lavoro, nei frutti della terra, che stanno “morendo” abbandonati da tutti.
Anche la politica non muove un dito, si parla solo di banche, CONFINDUSTRIA, ma imprese agricole non esiste, gli amministratori locali (Regione, Province, Comuni) sono persi nei loro cavilli burocratici, non fanno nulla per noi.
Beppe, stiamo morendo, l’agricoltura così rischia di morire, i campi verrano trasformati in deserto, terreni incolti, abbandonati, sostituiti da parcheggi, ipermercati che vendono frutta estera che ha fatto migliaia di kilometri, prodotto CO2, inquinato, poco controllata, prodotta a basso costo con spesso sfruttamento di manodopera e che farà arricchire solo qualcuno.
E agli ormai ex agricoltori resterà solo di andare a sistemare frutta e verdura negli scaffali oppure dirigere il traffico nei parcheggi che hanno ricoperto le loro terre!.
Ti prego Beppe, almeno tu dedica uno spazio nel blog a questo settore in grave difficoltà dimenticato da tutti, per non farci mollare mai nemmeno a noi!
Con affetto,
Samuele Bertuzzi.