“Rifondare l’Italia con nuove forze politiche e sindacali o fuggire?” Queste le provocatorie parole del responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti Giuseppe Criseo all’accorato appello, apparso su Repubblica, di un padre che invita il figlio laureato a cambiare paese perché qui non ci sono prospettive.
Il fatto assume una rilevanza particolare visto che il genitore in questione è Pier Luigi Celli, prima direttore generale della Rai, attualmente dirigente della Libera Università internazionale degli studi sociali Luiss di Roma.
“La lettera di un padre come Celli – prosegue Criseo – lascia l’amaro in bocca. Non si parla d’un genitore qualunque ma di una persona che conosce bene i meccanismi del paese e fa un appello al figlio di andarsene. Tutto ciò fa riflettere. Questo – incalza l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – non è più il ‘belpaese’ da diversi anni, da quando si è cominciato a smettere di pensare, lasciando il compito alla classe politica di plasmare e plagiare il paese a sua immagine e somiglianza. Una nazione in cui i massimi rappresentanti a decine sono pregiudicati e siedono in parlamento, frutto di accordi e connivenze tra settori sporchi e logiche perverse. L’Italia – chiosa polemico Criseo – così com’è non può più attrarre i giovani che hanno voglia di impegnarsi e dare il meglio di sé, per cui un padre importante e con una visuale aperta, spinge il figlio a cercare altrove quello che non vede. Quello che il genitore vede è la realtà triste di uno stato dove si arriva ai vertici se raccomandati e facenti parte di una lobby forte e spregiudicata, partito o sindacato o associazione mafiosa o massonica, giornalista o delinquente, tutti accomunati dalla voglia di arrivare al successo schiacciando chiunque. Gli altri non esistono, solo l’egoismo del singolo e di una società malata in cui non ci sono speranze di rinascita: questa è la nostra realtà che il padre vede e spiega al figlio. Una lettera – chiude rassegnato Criseo – che dovrebbe far riflettere quella parte che, stanca e delusa, ha deposto le armi della speranza e naviga a vista verso il mare aperto perdendosi”.
A rinforzare le già toccanti parole di Giuseppe Criseo, l’analisi del viceresponsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti Cesare De Sessa che aggiunge: “Quanta giustificata amarezza nella lettera di Pier Luigi Celli al figlio. Il Paese che tratteggia – consigliando al ragazzo di andarsene via alla svelta – così cupo e moralmente alla deriva, divenuto un lupanare dove ogni regola di vita civile è stata allegramente stritolata è, purtroppo, uno specchio oggettivo di quello che è diventata oggi l’Italia. Fa riflettere ancor di più che l’autore della lettera non sia uno senza i giusti agganci e le opportune conoscenze, ma uno che nel sistema c’è da molto tempo e continua ad esserci. Uno che forse poteva fare qualcosa, anche minima, per cambiarlo un po’, ma non l’ha fatta o non l’ha potuta fare. Anch’io – prosegue De Sessa – consiglierei a mio figlio le stesse cose in attesa che prima o poi – è solo questione di tempo se non si cambia radicalmente rotta -, il sistema scoppi, per poi ricominciare faticosamente daccapo. Per ricostruire qualcosa che già c’era ma che avidità, immoralità, incompetenza, una politica intesa solo come proprio tornaconto, hanno irrimediabilmente distrutto. Solo un dubbio – conclude provocatorio De Sessa -: se i ragazzi migliori, come penso sia il destinatario della lettera del direttore generale della Luiss, se ne vanno, quando si tratterà di cominciare a ricostruire ripartendo dalle macerie, chi lo farà?”.