Le barbarie dimenticate: Gorèe, il simbolo universale della più tragica diaspora della storia la tratta transatlantica degli schiavi africani e le nuove schiavitù.

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Da Giovanni D’AGATA Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” dell’Italia dei Valori riceviamo e pubblichiamo.

Il mondo occidentale, la cosiddetta civiltà, ha un grosso debito con l’Africa. Un debito fatto di sangue, di lutti, di violenze, di milioni e milioni di esseri umani brutalmente strappati alla loro terra, alla loro famiglia, e portati in condizioni inumane a svolgere lavori duri ed umilianti, nella consapevolezza che non avrebbero mai più rivisto né i propri cari né la propria terra. L’isola di Gorée è uno dei pochi luoghi in cui si conservano le tracce della più tragica diaspora della storia: la tratta transatlantica degli schiavi africani. Tra il XVI e il XIX secolo, più di 20 milioni di persone sono state deportate verso il Nuovo Mondo dopo essere state violentemente sradicate dai loro villaggi. Migliaia di «small village» simili a quello da cui era partito il padre di Barack Obama e che il presidente degli Usa ha citato nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, incendiando la gioia e la speranza della comunità afroamericana. Per quattro secoli le navi degli schiavisti europei hanno trasportato verso una nuova e sconosciuta terra gli antenati dei milioni di cittadini dalla pelle scura che popolano ’America e il Sudamerica. Una tratta feroce che il mondo fatica a ricordare.
Il cosiddetto mondo civile nasce, sotto il profilo economico, grazie all’involontario contributo di questi milioni di esseri umani, il cui oscuro lavoro ha contribuito a fare grandi l’Inghilterra, gli U.S.A., la Spagna e tutte le nazioni coloniali, che hanno saccheggiato l’Africa, togliendole i suoi figli per farne schiavi nelle piantagioni di cotone e di caffè e nelle miniere del nuovo mondo.
A milioni gli africani schiavi sono passati dall’isola di Gorèe per poi finire nel continente americano, la cui popolazione è oggi in larga parte erede proprio di quegli schiavi.
Oggi che la più grande potenza economica mondiale vede alla sua guida un erede di quel popolo schiavo, Barack Obama, è giunto il momento che il mondo cosiddetto civile ripaghi il proprio debito verso l’Africa, e se proprio non può restituirle i figli che le ha strappato, deve quanto meno restituirle le risorse che le ha sottratto, con le quali ha costruito la propria potenza economica. Questa esigenza viene avvertita tanto più oggi, che il nuovo ordine mondiale, la nuova divisione internazionale del lavoro stanno creando le condizioni di una nuova tratta di esseri umani, non più schiavi come un tempo ma allo stesso modo trattati come animali e costretti a vivere in condizioni precarie, come a Rosarno, come a Nardò, come a Casal di Principe.
I migranti di oggi, quelli che affrontano viaggi della speranza in condizioni assurde, che affrontano difficoltà e condizioni di vita disumane per poter sopravvivere, sono i nuovi schiavi, e il mondo civile non può consentire che si verifichi nuovamente una simile tragedia.
Dobbiamo, tutti, fare in modo che non si verifichi una nuova Gorèe.

Giovanni D’AGATA, Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” Italia dei Valori

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