Lampedusa, 31 marzo 2011 – E’ iniziato questa mattina all’alba il trasferimento degli immigrati tunisini dal porto di Lampedusa verso i nuovi centri di accoglienza sparsi sul territorio nazionale. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha annunciato di aver “messo a disposizione del ministero dell’Interno altri sette siti solo al Nord”.
La prima nave a partire, con a bordo 1.450 tunisini, è stata la Excelsior diretta al porto di Taranto. E il primo effetto di questo traferimento sono state le dimissioni del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che, nei giorni scorsi, aveva annunciato al consiglio comunale di Manduria che la tendopoli che già ospita 1.300 immigrati, non avrebbe ospiato in tutto più di 1.500 persone. E alle dimissioni di Mantovano fanno seguito quelle del sindaco della cittadina pugliese, Paolo Tommasino del Pdl.
Intanto altre navi sono in partenza dall’isola siciliana, mentre saranno due i ponti aerei che trasferiranno circa 200 immigrati tunisini nei nuovi centri di accoglienza. Il ministro degli Interni Roberto Maroni annuncia la disponibilità per 10.000 nuovi posti.
Nel frattempo a Lampedusa continuano gli sbarchi. Sempre questa mattina è stato soccorso dalle motovedette della Guardia Costiera un altro barcone con a bordo decine di immigrati. Nella notte scorsa, invece, si è verificato un naufragio a largo dell’isola che ha causato alcuni dispersi. “Siamo partiti dalla Libia in 35 ma poi la barca è affondata e molti compagni sono morti”, dice uno dei superstiti. Alcuni di loro sono riusciti ad aggrapparsi per un giorno e una notte alla chiglia della barca ma ci sono stati diversi morti. E’ difficile dire quanti siano effettivamente quelli inghittiti dalle onde.
Sempre in queste ore a Porto Empedocle un gruppo di immigrati eritrei si è barricato all’interno della struttura allestita per l’emergenza per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere. Nell’accampamento, che ha una capienza di circa 100 posti, vengono ospitate oltre 200 persone. E’ stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine per placare la protesta.
Altre strutture di accoglienza vengono approntate in queste ore in diverse regioni italiane. Secondo quanto afferma il ministro dell’Interno Roberto Maroni, “sono circa 2.000 i profughi arrivati dalla Libia, soprattutto eritreri e somali: abbiamo concordato un piano di emergenza con le regioni, che si impegnano a trovare i siti per ospitarli”. Il piano messo a punto per accogliere gli immigrati prevede la collaborazione di tutte le regioni italiane ad eccezione dell’Abruzzo. ”Atteggiamenti di rifiuto nell’accoglienza di profughi e immigrati – ha detto il ministro – non possono essere giustificati”.
In Basilicata è in fase di completamento la tendopoli presso il centro di accoglienza per lavoratori stagionali di Palazzo San Gervasio a Potenza, dove dovrebbero arrivare circa 600 persone. Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti ha invece annunciato che la sua regione è pronta ad ospitare 1800 immigrati in vari siti, tra cui le strutture sanitarie dismesse. Momenti di tensione si stanno vivendo in Toscana, dove circa 200 persone da questa mattina presidiano l’ingresso dell’ex Centro radar di Coltano, in provincia di Pisa. Qui dovrebbe sorgere una tendopoli per accogliere circa 500 dei profughi provenienti da Lampedusa. Contro la scelta del Governo si è schierato il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, che ha annunciato che farà bloccare i lavori ordinando l’intervento della polizia municipale e delle guardie del Parco di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli.
Intanto il Governo italiano punta il dito contro quello tunisino. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto che “il Cdm sta esaminando i rapporti con la Tunisia. Il governo della Tunisia aveva garantito che avrebbe fermato la partenza di barche e navi dai suoi porti, e noi avevamo promesso un aiuto finanziario per la ripresa dell’economia”. Ma a quanto pare i patti non sono stati rispettati. Il premier Beji Caid Sebsi ha affermato che “i clandestini tunisini tenuti nei centri di detenzione temporanea in Italia vengono trattati come agnelli in gabbia”. E a proposito dei 15.000 tunisini sbarcati a Lampedusa, il premier Caid Sebsi ha affermato che “si tratta di un problema del governo italiano, ma spetta a noi l’onere di controllare i nostri confini”.