“Sono gravissime le parole dell’avvocato di Provenzano. Come ormai consolidato, sembra che i capimafia e per loro i loro avvocati abbiano in società più voce delle vittime innocenti delle mafie. Nel merito le parole dell’avvocato di Provenzano sono indecenti. Con l’ambiguità che è stata tipica del comportamento di capomafia del suo cliente, il quale secondo plurime e attendibili fonti è stato confidente dei carabinieri, l’avvocato di Provenzano lascia intendere che effettivamente il boss abbia avuto convergenze con apparati istituzionali. Questo, in realtà, si era ben compreso, alla luce di quanto emerso nel processo palermitano a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu per favoreggiamento, per l’appunto, di Provenzano”.
Così l’europarlamentare IdV e Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia Sonia Alfano, commenta l’intervista rilasciata a Klauscondicio dall’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale del boss Bernardo Provenzano. L’avvocato, durante l’intervista, ha dichiarato che Provenzano non ha alcuna intenzione di pentirsi, e ha assicurato che lo Stato può ‘stare tranquillo’.
Ma è sulle parole che riguardano la trattativa che Sonia Alfano concentra la maggiore attenzione: ‘Che possa esserci stato un contatto, più che altro una convergenza di interessi tra Stato e mafia, che possa esserci stato qualcosa che abbia fatto sentire contento e gratificato chi l’ha fatta e sostenuta, volendo anche a torto – dice l’avvocato Di Gregorio – questo è sicuramente vero. Che invece oggi, non solo a distanza di anni, ma anche a distanza di stratificazioni di processi e di verità processuali non sempre attendibili, la magistratura sia in grado di andare a individuare quali siano stati i contatti, i mandanti ecc., a questo non credo, ma proprio nel modo più assoluto’.
“Visto che non glielo aveva ordinato il medico di rendere interviste sul tema – prosegue – è doveroso che l’avvocato di Provenzano venga sentito come testimone dai magistrati che indagano sulla trattativa e sulle stragi del 1992-93. E che non opponga il segreto professionale – sottolinea – perché altrimenti saremmo autorizzati a pensare che le sue parole alla stampa di oggi sono messaggi per conto del suo assistito. Io, al contrario dell’avvocato Di Gregorio – conclude – credo che non ci siano limiti di tempo per ricercare la verità e ottenere giustizia”.