“La percezione in assenza della vista”: questo il titolo della conferenza che il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra, ordinario di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, e direttore dell’Unità operativa di Analisi chimico cliniche specialistiche dell’Aoup, terrà domani, giovedì 23 febbraio, nell’ambito del ciclo di conferenze organizzate dal Lyceum Club Internazionale di Firenze.
Il Prof. Pietrini presenterà gli studi condotti negli ultimi dieci anni nei quali il gruppo di ricerca da lui coordinato ha utilizzato sofisticate metodologie di esplorazione funzionale del cervello, quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS), per esaminare l’attività cerebrale durante compiti di riconoscimento visivo e/o tattile in soggetti vedenti e in persone con cecità congenita. I risultati di questi studi dimostrano come le stesse aree della corteccia cerebrale permettano di riconoscere un oggetto a prescindere dalla modalità sensoriale – visiva o tattile – utilizzata.
Fin dai tempi antichi al senso della vista è stato attribuito un ruolo prioritario nella vita della persona. Non a caso in greco antico il verbo “sapere” corrispondeva all’aoristo del verbo “vedere” e cioè “ho visto e quindi so”. Consideriamo anche comuni espressioni idiomatiche, quali “vedere di buon occhio” oppure “non vedere l’ora di”, presenti nella nostra e in altre lingue. Allo stesso tempo, ben un terzo della corteccia cerebrale nell’uomo e nei primati non umani è dedicato alle funzioni visive. Ma abbiamo davvero bisogno della vista per conoscere il mondo che ci circonda e per capire gli altri? Esiste un senso del bello che prescinde dall’esperienza visiva? Che impatto ha la mancanza della vista sullo sviluppo dei meccanismi cerebrali che sottendono la percezione, la vita emotiva e l’interazione sociale?
Le ricerche condotte dal gruppo diretto dal Prof. Pietrini, pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, comprese Science e PNAS, hanno rivelato come la vista non sia affatto una conditio sine qua non per la percezione del mondo che ci circonda. Lo studio di chi non ha mai visto ci porta ad aprire gli occhi su come il cervello umano sviluppi la sua mirabile architettura funzionale indipendentemente dall’esperienza visiva. I risultati di questi studi hanno importanti ricadute anche riguardo alla messa a punto di strategie educative e di apprendimento nei bambini che nascono privi della vista.