Ancora notizie allarmanti circa gli effetti della crisi conseguenti alla situazione del debito pubblico dei soliti noti Paesi europei più esposti tra cui, purtroppo il Nostro.
Gli effetti dei rigorosi programmi di tagli alla spesa, di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo si riflettono prepotentemente nella sanità ed i ritardi nei pagamenti di medicinali per gli ospedali pubblici arriverebbero fino a tre anni, secondo alcune ben informate fonti. Tant’è che due colossi farmaceutici quali la Roche e la Novartis avrebbero vagliato la possibilità di tagliare le forniture agli enti morosi.
Secondo la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (EFPIA), infatti, i paesi europei devono dai 12 ai 15 miliardi di euro (dai 14,5 ai 18,1 miliardi di franchi) alle società farmaceutiche, tra cui le svizzere Roche e Novartis.
Basti pensare che al 31 dicembre 2011, secondo la portavoce della Roche, Claudia Schmitt, i conti di riscossione riguardanti clienti del settore pubblico dell’Europa meridionale, che comprende i mercati di Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, ammontavano a 2,1 miliardi di franchi.
Sempre secondo la Roche, le fatture che non sarebbero state pagate da Spagna, Portogallo e Italia sarebbero aumentate l’anno scorso, mentre quelle greche si sarebbero ridotte a seguito delle “obbligazioni senza cedole” (zero coupon bond) emesse dal governo di Atene (vedi riquadro a fianco), mentre la Novartis non ha fornito cifre precise in merito.
Alla luce di tali dati e dei perduranti ritardi nei pagamenti la Roche, sempre secondo la sua portavoce, starebbe valutando un cambiamento nella politica commerciale che applicherebbe agli ospedali che pagano meno. Questo potrebbe significare fissare un limite di credito per ospedale. I medicamenti potrebbero essere consegnati soltanto se non si supera tale limite.
Sulla stessa falsariga anche la Novartis sta esaminando modifiche nelle metodologie delle forniture. A sostenerlo è Isabel Guerra portavoce di Novartis secondo la quale la casa farmaceutica concentra la sua attività sempre più sugli incassi in contanti. A tal fine, sta sviluppando piani alternativi e utilizzando sempre più formule di gestione e di assicurazione per facilitare l’incasso dei crediti.
I cosiddetti paesi PIIGS – Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, come è noto, da tempo hanno attuato programmi a dir poco rigorosi di riduzione del debito pubblico che stanno causando effetti devastanti per la tenuta sociale all’interno di questi stati. Gli accordi con Bruxelles, come sta accadendo nel Nostro Paese, hanno riguardato in particolare tagli lineari alla spesa pubblica con l’eliminazione di tutte le spese ritenute non indispensabili, tra cui, alla luce di questi dati allarmanti, anche il ricorso al ritardo nei pagamenti relativi ai farmaci.
Per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” tale politica di tagli lineari è divenuta insostenibile ed il solo rischio di veder bloccate le forniture di farmaci a regioni, Asl ed ospedali, dovrebbe mettere in allarme il governo centrale troppo impegnato a far quadrare i conti per dare soddisfazione ai mercati finanziari, ma poco attento ai problemi reali del Paese, quale quello, per rimanere nell’argomento, della Salute che non può essere trattato come un normale “spreco” dello Stato. Prima che si verifichi un blocco o un rallentamento delle forniture, si pensi prima a tagliare le vere spese inutili quali gli inutili costi della politica, quelle militari, quelle delle finte missioni di pace internazionali, ecc., ecc., perché con la salute dei cittadini non si scherza!