Cimiteri e tombe musulmane. D’Agata: “Legittima l’aspirazione dei musulmani e delle altre fedi religiose ad avere luoghi di sepoltura nei cimiteri italiani.”

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Londra – Da Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” riceviamo e pubblichiamo

Tutti, indistintamente tutti hanno diritto ad una sepoltura. Si tratta di un diritto da difendere ma che è garantito dalla stessa Nostra Costituzione che all’articolo 3 nello stabilire l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge tutela la dignità umana e quindi il rispetto di tutti anche al termine della propria esistenza, credenti e non credenti e appartenenti ad ogni confessione, mentre in Italia permane un vuoto normativo che urge essere colmato alla luce del livello di multiculturalità che ha raggiunto il Paese.

Quello delle sepolture è, infatti, un problema che per gli stranieri ed in particolare per i parenti che si trovano ad affrontare la perdita di un caro è all’ordine del giorno, specie se si pensa che la crescita tumultuosa del numero degli immigrati e delle seconde o terze generazioni nate e cresciute in Italia ha contribuito ad aumentare il numero dei cittadini di diverse confessioni a partire da quelli di fede islamica con la conseguente richiesta di forme di sepoltura rispettose delle tradizioni musulmane, anche se analogo discorso, vale, per esempio, per quelli di fede buddista.

Se sino a qualche tempo or sono le stime delle associazioni musulmane accreditavano una percentuale pari ad oltre il 90% dei feretri dei musulmani deceduti in Italia e rimpatriati nel paese d’origine, il radicamento in Italia di cittadini provenienti da paesi islamici ha subito un rafforzamento con la conseguenza che già tra una generazione ossia tra meno di 25 anni, questo trend invertirà la rotta ed il numero di cittadini di fede musulmana che verrà inumato in Italia sarà destinato senza dubbio ad essere maggioritario.

La conseguenza diretta, sarà quella di prendere atto che i cimiteri nostrani, palesemente inadeguati ai giorni nostri, dovranno avere una zona dedicata che permetta ai fedeli di religione musulmana di poter celebrare i propri morti secondo il rituale stabilito dal proprio credo che, come è noto, obbliga, fra l’altro, la sepoltura della salma in modo che la testa del defunto sia rivolta in direzione della Mecca ed avvolta in un lenzuolo, senza bara.

Purtroppo, però ad oggi l’Italia si è rivelata un paese “in – civile” perché ad oggi, nonostante in alcune aree la presenza di islamisti sia elevata, non si è ancora preso atto di tale tendenza e soprattutto di tale necessità. Sono pochissimi, infatti, i cimiteri musulmani che si concentrano soprattutto a nord, in particolare nelle grandi città: Torino, Milano, Bologna, Reggio Emilia e Genova.

Risultano pressoché inesistenti al Sud: il campo del Verano a Roma, e in Molise, vicino a Isernia. Mentre una bella esperienza è costituita da Favara, in Sicilia una paese di 32 mila anime che guarda caso deriva dalla parola araba Fawarah ossia «sorgente d’acqua», dove è stato aperto il primo cimitero musulmano. L’esigenza, è scaturita a seguito di uno dei tragici viaggi della speranza finiti male.

A questo punto, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” non si può più soprassedere e bisogna obbligare i comuni che hanno in gestione i servizi cimiteriali, per legge, a procedere ad individuare delle apposite aree per consentire una degna sepoltura a tutte le persone indipendentemente dall’appartenenza o meno ad un credo religioso, perché si tratta di una scelta di civiltà improrogabile.
                                                                                                                             

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