Londra – Chi non si arrende all’idea che il nostro Paese sia destinato ad essere una società multirazziale ha già perso. La famiglia italiana è già cambiata e pare ad essere destinata ancora di più per quella che non solo i sociologi ma anche i genetisti hanno rilevato come una vera e propria rivoluzione che si è verificata negli ultimi anni dopo che i flussi migratori hanno arricchito il Belpaese della presenza e delle culture provenienti da ogni dove.
Se l’Italia non risulta essere più un paese attrattivo, gli ingressi continuano a ridursi progressivamente, mentre sono migliaia i rientri in patria di migranti che hanno perso il lavoro o che ritornano perché le condizioni di vita sono migliorate nel proprio paese d’origine, il cambiamento è già in atto da anni ed i dati statistici e le relative proiezioni fotografano un paese in rapido mutamento e ci fanno ipotizzare che i matrimoni misti ed i figli nati da queste coppie raggiungeranno un numero tale da cancellare il modo d’intendere il concetto comune di razza tanto da perdere parte del suo significato, un po’ come è successo per le diversificazioni etniche presenti nel Nostro paese alla vigilia dell’Unità d’Italia.
Basti pensare che secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, il numero di persone straniere residenti in Italia al 1° gennaio 2011 è pari a 4.570.317, circa il 7,5 % della popolazione totale residente e a queste devono aggiungersi i migliaia di figli nati da coppie “miste”, i naturalizzati o coloro che hanno acquisito la cittadinanza.
I primi segnali di questa rapida trasformazione per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” sono già tangibili. Basta guardare non solo la composizione delle classi delle scuole inferiori e materne ma anche aspetti che riguardano il costume ed i modi di vita. Per esempio, quando si esce a fare shopping, le vetrine dei negozi presentano indifferentemente manichini bianchi, neri o gialli.