Test diagnostici per il cancro: C’è bisogno di nuovi approcci, secondo Frost & Sullivan

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Londra – La gamma dei potenziali approcci terapeutici disponibili per il trattamento del cancro si espanderà rapidamente nel corso del prossimo decennio, rispetto alle attuali tecnologie diagnostiche che si concentrano sull’identificazione e la diagnosi del cancro principalmente attraverso esami del sangue, delle feci e delle urine oppure test genetici.

Le metodologie di screening si stanno gradualmente spostando verso trattamenti mirati, con l’aiuto di test diagnostici di accompagnamento (“companion diagnostics”), che aiutano a tener traccia della progressione della malattia, permettendo dunque di trattare i pazienti con farmaci appropriati.

Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “Western European In Vitro Cancer Diagnostics Market”, rileva che il mercato ha prodotto entrate per 736 milioni di dollari nel 2011 e stima che questa cifra raggiungerà quota 1519,8 milioni di dollari nel 2019. La ricerca riguarda: immunoistochimica, tecniche di amplificazione degli acidi nucleici (NAT), chimica clinica e altri metodi diagnostici.

L’aumento della diffusione del cancro, insieme alla maggiore consapevolezza dei pazienti, farà crescere il volume dei test somministrati. Nonostante il crollo dei prezzi, il massiccio aumento del numero dei test manterrà il mercato su una traiettoria crescente.

“Il previsto lancio di nuovi prodotti NAT per la diagnosi del cancro porterà ad alti tassi di crescita e ad un’elevata generazione di utili in questo segmento, – osserva Divyaa Ravishankar, Senior Research Analyst di Frost & Sullivan. – Gli screening NAT riescono a determinare la predisposizione verso particolari malattie e rispondono all’esigenza di esami che aiutino la diagnosi precoce e la prevenzione del cancro”.

Ciò è in linea con gli sforzi attuali per la caratterizzazione del cancro in fase asintomatica o in fase di predisposizione. Sono molte le ricerche intraprese in Europa occidentale per convalidare l’impiego dei biomarcatori nella diagnosi del cancro. Si prevede infatti che i biomarcatori e le tecniche associate avranno un ruolo sempre più importante nello sviluppo delle terapie oncologiche.

Sebbene questi siano segnali positivi, il consolidamento ha aumentato il potere di contrattazione dei laboratori, permettendo loro di ridurre i prezzi dei test diagnostici per il cancro. Attualmente, si riscontra una domanda di soluzioni di laboratorio caratterizzate da un’elevata capacità e da grandi volumi, piuttosto che di test di alto valore, ma laboriosi, come ad esempio gli screening NAT.

“Da una parte, saranno necessari degli sforzi per facilitare l’integrazione delle nuove tecnologie NAT con i sistemi di laboratorio esistenti, – suggerisce Ravishankar. – D’altro canto, lo sviluppo di test innovativi e più accurati, insieme alle iniziative volte ad aumentare la consapevolezza dei pazienti su queste nuove opzioni, potrebbe creare un “effetto richiamo” per i pazienti, che potrebbe a sua volta annullare il crescente potere di contrattazione dei laboratori centralizzati”.

Per maggiori informazioni su questo studio, si prega di contattare Anna Zanchi, Corporate Communications di Frost & Sullivan, all’indirizzo anna.zanchi@frost.com

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