Lotta al cancro. In Australia il vaccino Gardasil contro il cancro del collo dell’utero verrà somministrato a tutti gli adolescenti per la prima volta al mondo

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Londra – Il Governo australiano ha compiuto un importante passo verso la lotta ad un tumore temutissimo: quello del collo dell’utero. L’Australia diventerà il primo al mondo a somministrare a tutti gli adolescenti l’innovativo vaccino contro questo tipo di cancro, ma che pare abbia effetti benefici nella prevenzione di altri tumori.
I ragazzi di età compresa tra i  12 e i 13 anni, saranno vaccinati da subito con il Gardasil, è questo il nome del nuovo vaccino, nelle scuole di tutto il paese e nei prossimi mesi anche quelli tra i 14 e i 15 anni secondo il programma di vaccinazione nazionale.
Più di un milione di ragazze adolescenti tra i 12 e i 16 anni sono già state vaccinate nel quadro del programma gratuito che prevede di ridurre i 700 nuovi casi di cancro della cervice uterina diagnosticati ogni anno.
Il vaccino è efficace nel 70 % dei casi di cancro del collo dell’utero causate dal virus del papilloma umano (HPV) e, anche se i ragazzi non possono sviluppare il cancro possono essere comunque portatori del virus e quindi infettare partner sessuali femminili.
Il ministro della Salute Tanya Plibersek, che lancerà il programma gratuito di vaccinazione per i ragazzi presso la Scuola Superiore “Newtown of Performing Arts” di Sydney, ha evidenziato: “Sappiamo che la vaccinazione dei ragazzi li proteggerà dal cancro e dai condilomi genitali, e ridurrà i tassi di cancro al collo dell’utero nelle donne”.
Una nuova ricerca avrebbe addirittura stabilito che il vaccino HPV potrebbe anche proteggere i maschi e le femmine da altri tipi di tumore come il cancro delle tonsille, che è stato associato al virus HPV.
Questo temibile agente patogeno è stato collegato anche allo sviluppo di tumori dell’ano, del pene, della bocca e della gola.
Il vaccino è stato sviluppato dallo scienziato australiano professor Ian Frazer che ha già vaccinato i suoi tre figli con il Gardasil.
L’anno scorso una ricerca effettuata presso l’Ospedale Royal Women di Melbourne ha fatto emergere che il programma di vaccinazione aveva portato ad una riduzione del 77 % in alcuni papilloma di tipo umano (HPV).
I ricercatori hanno confrontato la presenza dell’HPV due anni prima dell’introduzione del vaccino e due anni dopo ed ha scoperto una diminuzione del 20 % del HPV genitale in un gruppo di 400 donne.
Il programma che costerà 21 milioni di dollari australiani servirà a vaccinare più di 900.000 adolescenti nei prossimi quattro anni.
Se è vero che l’economia australiana oggi è una delle più solide e può permettersi il “lusso” d’investire nel welfare e nella salute più di economie, come quella italiana in pesante deficit, è anche pur vero che strategie sanitarie di questo tipo servono, in realtà a diminuire i costi sociali futuri conseguenti a malattie diffuse come quelle connesse all’infezione da papilloma virus, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
In Italia, invece, si assiste passivamente a tagli lineari nei settori della spesa sociale che in verità andranno a pesare ancor di più nei prossimi anni, dimostrando palesemente le strategie fallimentari adottate in relazione ad una riduzione progressiva del Welfare cui dovrà seguire un decisivo cambio di rotta sin dal prossimo governo se si vuole evitare questo circolo vizioso possa determinare un aumento dell’incidenza delle malattie ed un aggravio di costi ancor maggiore a carico delle generazioni future.

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