Londra – Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’infezione da Chlamydia trachomatis (Ct) è l’infezione batterica sessualmente trasmessa più comune tra le donne ed è in continua crescita. Con 54 milioni di nuovi casi l’anno in tutto il mondo in alcune nazioni come la Gran Bretagna sono un vero e proprio serbatoio. Le donne appaiono più suscettibili degli uomini all’infezione da Ct per fattori anatomici (come per esempio la maggiore estensione dell’area genitale e l’ectopia ghiandolare) e sono maggiormente esposte alle sue complicanze perché nella donna l’infezione è più spesso asintomatica. In particolare, l’infezione da Ct è più diffusa tra le donne giovani (tra 15 e 25 anni), che più facilmente possono andare incontro a gravi complicanze, quali la malattia infiammatoria pelvica (Mip) e l’infertilità. Tuttavia, l’infezione non è limitata in particolare a un gruppo a rischio sia uomini che donne.
In Italia, non sono disponibili dati sulla diffusione nazionale dell’infezione da Ct, perché questa non è una patologia a notifica obbligatoria. Tuttavia i dati del sistema di sorveglianza sentinella delle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) basato su laboratori di microbiologia indicano una prevalenza di Ct pari al 2,3%. Più di un terzo (36,0%) delle donne positive a Ct non presentava sintomi genito-urinari al momento del prelievo del campione, quota che saliva al 56,0% tra le donne gravide. In particolare, la prevalenza di Ct è risultata significativamente più elevata nelle donne con due o più partner negli ultimi sei mesi (11,1%), nelle giovani (15-24 anni) (6,8%), in quelle che avevano utilizzato la pillola negli ultimi sei mesi (4,6%) e nelle straniere (2,8%). Tuttavia non è dato stabilire il numero di casi non diagnosticati che potrebbero fare aumentare sensibilmente la percentuale degli infetti. A conferma le preoccupazioni dell’Associazione microbiologi clinici che ha segnalato il rischio nei prossimi anni della crescita in maniera esponenziale del numero delle malattie sessuali. Nel nostro paese, comunque, le più diffuse sono i condilomi (33,0%), mentre si registra un calo di gonorrea e sifilide.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti