Londra – È stato appena pubblicato un lavoro dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) sull’inquinamento degli ambienti indoor, che rivela non solo un’alta frequenza di superamento delle soglie stabilite ma anche il nesso con l’insorgenza di patologie respiratorie negli adolescenti. Lo studio ‘Effect of indoor nitrogen dioxide on lung function in urban environment’, svolto in collaborazione con i ricercatori Cnr dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione di Pisa e dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica di Roma, è finanziato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Siciliana ed è uscito sulla rivista Environmental Research. I risultati sono stati presentati oggi a Roma, presso il Ministero della salute nel corso del workshop ‘Inquinamento atmosferico interno e salute nelle scuole italiane’.
“La valutazione di oltre 300 abitazioni domestiche della città di Palermo ha messo in evidenza come i livelli di biossido di azoto (NO2) superino nel 25% dei casi i limiti (40 µg/m3) indoor definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità”, spiega Fabio Cibella dell’Ibim-Cnr. “I livelli più elevati di NO2, un inquinante secondario irritante per le vie aeree e prodotto da qualsiasi processo di combustione in atmosfera, sono stati messi in relazione ad una maggiore prevalenza di disturbi respiratori negli adolescenti. È risultato esposto ad elevate concentrazioni di NO2 nella propria abitazione quasi il 90% dei soggetti asmatici, mentre il 22% dei soggetti allergici ed esposti a elevate concentrazioni di NO2 indoor presentano asma corrente. Anche la funzione respiratoria, misurata mediante spirometria, è risultata peggiore del 15% nei ragazzi esposti a livelli più elevati di NO2 con storia di asma”:
“Questo ancora una volta pone il problema degli effetti dell’inquinamento urbano sulla salute delle fasce di popolazione più suscettibile (bambini, anziani, adulti con preesistente patologia) anche all’interno delle proprie case”, conclude il direttore dell’Ibim-Cnr Giovanni Viegi. “È da notare, nonostante l’NO2 derivi anche da sorgenti specificatamente indoor quali le cucine e le caldaie a gas, che sono proprio le abitazioni delle zone cittadine più centrali e quindi più trafficate a mostrare i livelli maggiori di inquinamento. I nostri dati, che derivano da un sottocampione di una vasta indagine epidemiologica che ha coinvolto negli anni passati oltre duemila adolescenti palermitani, appaiono pertanto utili e adattabili a qualunque realtà urbana italiana analoga”.