“Oggi piangiamo con immenso dolore il Sovrintendente della Polizia di Stato Giovanni Vivenzio, e ci stringiamo con tutta la nostra solidarietà ai suoi Familiari, ai suoi amici, ai suoi colleghi. Ancora un giorno tragico, ancora un morto fra le fila delle Forze dell’ordine, ancora una Vittima del Dovere. L’ennesimo lutto in una famiglia, quella del Comparto sicurezza difesa e soccorso pubblico, che genera un dolore immenso per questi eroi quotidiani che sacrificano la vita e la salute per svolgere il proprio servizio alla comunità. Con eguale forza preghiamo perché le condizioni del collega di Venanzio, gravemente ferito in servizio, possano ristabilirsi totalmente e al più presto”.
Queste le parole di Mirko Schio, Presidente dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), all’indomani della morte di Giovanni Vivenzio, 54 anni, Sovrintendente Capo del commissariato San Ferdinando di Napoli, rimasto coinvolto in un incidente stradale avvenuto lo scorso 6 aprile in via Giordano Bruno nel quartiere Chiaia, dove stava effettuando un inseguimento a bordo della moto condotta dal collega rimasto gravemente ferito. Vivenzio, sposato e padre di due figlie, ha dedicato la propria vita “alla strada” come hanno raccontato i suoi colleghi per i quali era un punto di riferimento.
“Non vorremmo mai dover esprimere cordoglio per i Servitori dello Stato che, invece, continuano a morire inesorabilmente per tenere fede al proprio Dovere – conclude Schio -. Questo è un pensiero che dovrebbe accompagnare tutti sempre, perché la comunità sappia porsi nel modo giusto verso chi dedica la propria vita alla sicurezza altrui, perché le Istituzioni facciano tutto quanto possibile per tutelare al massimo questi suoi fedeli operatori, e perché le Famiglie, che ne condividono sacrifici e ansie, e che patiscono conseguenze così drammatiche, siano sostenute in ogni modo. Loro sono il nostro primo pensiero, perché con tanti abbiamo condiviso la strada lastricata di sofferenza e malinconia su cui si incammina una famiglia in queste circostanze. Una strada che si può percorrere insieme, alleviando il senso di solitudine e di abbandono, con quella vicinanza che possa pian piano accompagnare chi è orfano dell’affetto più grande a rivivere”.