“Non solo fuori, nel Paese, ma anche all’interno delle carceri sta montando un clima di delegittimazione del personale di Polizia Penitenziaria. Ci sono già le prime avvisaglie di atteggiamenti di sfida di detenuti che potrebbero diventare un rischio molto serio specie se a questo si aggiungesse la diffusione di una sorta di demotivazione da parte del personale stesso finito in una quotidiana campagnamediaticadi attacco”. Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomoche ribadisce “la condannadell’operato di quanti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere si sono macchiati di reati gravi ed hanno macchiato la divisa e l’onorabilità e la credibilità dei colleghi”. “In attesa degli sviluppi giudiziari e dell’accertamento delle responsabilità di ciascuno di quanti sono coinvolti però –mette in guardia Di Giacomo –è il caso di mostrare grande attenzione alla nuova situazione che si è creata per le condizioni psicologiche dilavoro di circa 37mila uomini e donne che quotidianamente incrociano sguardi ed ascoltano parole non certo benevoli. Non si sottovaluti che la criminalità organizzata che in più occasioni ha dato prova di manovra negli istituti penitenziari,come è accadutonella lunga stagione delle rivolte,durante la fase dell’emergenza pandemica,è sempre pronta a raccogliere ogni opportunità per riaffermare la “presenza” e sfidare con il personale penitenziario direttamente lo Stato. Quando il Ministro Cartabia parla di grande compito di rieducazione dei detenuti –continua il segretario del S.PP. –questo non può certamente ricadere sugli agenti e il personale tutto, perché il vero nodo della crisi da tutti riconosciuta del sistema carcerario e giudiziario consiste in circa 12mila detenuti che entrano ed escono dai nostri istituti penitenziari. Le istituzioni e la politica farebbero bene ad occuparsene non solo quando ci sono eclatanti fatti di cronaca”. “Sono certo –sostiene infine il segretario del S.PP. –che il personale di Polizia Penitenziaria reagirà alla forse più brutta pagina della storia del Corpo dando prova di professionalità, umanità, responsabilità ed attaccamento alla divisa. Ma l’invito a chi si occupa di informazione è di abbassare i toni mettendo fine al linciaggio mediatico generalizzato”