Allo Stato è completamente sfuggita di mano la gestione delle carceri

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“Cosa dobbiamo aspettarci di più e di peggio in questo 2022 perché le istituzioni e la
politica aprano gli occhi e si rendano conto che la gestione del sistema penitenziario è
completamente sfuggita di mano?”. È l’interrogativo del segretario generale del Sindacato
Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il nuovo anno non poteva
iniziare nel modo peggiore con due evasi a Vercelli (uno ancora ricercato), un detenuto
suicida a Salerno, un agente penitenziario aggredito a Solliciano-Firenze al quale, solo
l’intervento di altri detenuti, ha evitato il peggio.
Uno Stato che non riesce a garantire il controllo dei penitenziari, trasformati in campi di
battaglia tra clan e organizzazioni che impongono il proprio comando nei traffici interni di
telefonini e droga ed esterni sui territori, la sicurezza del personale e dei detenuti – lo
scorso anno i suicidi sono stati 55 e negli ultimi dieci anni più di 500 – testimonia di aver
ammainato la bandiera bianca e gettato la spugna.
L’incapacità – continua Di Giacomo – è ancora più irresponsabile in questa nuova fase di
diffusione della pandemia con oltre un migliaio tra agenti e detenuti positivi solo nell’ultima
settimana. Una realtà che segna un trend di contagi in forte aumento in queste festività
destinato dunque ad avere conseguenze impattanti e ad aggravare la situazione già di
eccezionale emergenza della gestione delle carceri. Sminuire o nascondere la verità –
aggiunge – può solo portare ad un’ulteriore sottovalutazione e a complicare le
problematiche esistenti per la salute della popolazione carceraria e di chi lavora. Di questo
passo in mancanza di misure urgenti per bloccarlo nel giro di poche settimane
raggiungeremo un picco molto vicino a quello delle carceri dei Paesi sud-americani e della
Thailandia dove si sono registrate sanguinose rivolte.
Per Di Giacomo “non è più tempo di Commissione per l’innovazione del sistema
penitenziario, quella presieduta dal professor Marco Ruotolo. Come insegna la saggezza
popolare “mentre il medico studia il malato muore”. È tempo di misure straordinarie ed
urgenti e prima di tutto di mettere fine alle campagne “buonista” nei confronti dei detenuti
e “di odio” nei confronti degli agenti additati all’opinione pubblica come “picchiatori”.
Almeno noi – conclude il segretario del Sindacato Penitenziari – non rinunciamo a svolgere
lo storico compito di servitori dello Stato e non rinunciamo a chiedere alla Ministra Cartabia,
al Governo e al Parlamento di fare fino in fondo il proprio dovere perché in questo nuovo
anno diventi possibile superare il tempo perduto”

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