De Meneghi campione del Mondo del Museto

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entiquattro norcini in gara, il premio dell’Ingorda Confraternita del Museto torna a Spresiano dall’allevatore amico dei suini. “Il mio segreto? Curarli”. Alla Caneva dei Biasio presente anche l’assessore regionale Federico Caner. “Valorizzate le tradizioni locali”


Il suo segreto è il rispetto per i maiali. Li alleva all’aperto, d’estate li rinfresca con una doccia e li tiene puliti. Il cibo è tutto a chilometri zero: mais, frumento e orzo. Ma l’ingrediente in più è la musica: la radio trasmette (quasi) sempre per allietare i suoi suini. Dice che il trucco glielo ha insegnato un veterinario trent’anni fa: se le mucche ascoltano la musica, fanno più latte. Così i maiali: se vengono trattati bene, la loro carne è migliore. “Il Museto è un insaccato che ha bisogno di molte, molte attenzioni”, dice. “Molti lo sottovalutano, ma mi sento di dire che è l’insaccato più difficile da fare”
Il protagonista è Pierluigi De Meneghi, piccolo produttore locale di Spresiano (30 maiali all’anno, azienda aperta nel 2015 sul solco di una decennale tradizione famigliare). È lui il primo campione del mondo del Museto, si è imposto tra 24 concorrenti: la medaglia d’argento è andata all’azienda agricola “Carlin” di Guia di Valdobbiadene, quella di bronzo agli studenti dell’istituto agrario Sartor di Castelfranco Veneto.
Una vittoria, quella di De Meneghi, che non è una sorpresa per gli innamorati dell’insaccato: il re della cotica aveva già vinto la competizione nel 2020, subentrando nell’albo d’oro a Luciano Ceccato di Riese Pio X (2018) e ai The Kings of Matcha di Montebelluna (2019).
I campionati mondiali del Museto, organizzati dall’Ingorda Confraternita ideata dal Gran Norcino Matteo Guidolin, si sono tenuti presso l’azienda vinicola Caneva dei Biasio a Riese Pio X il 17 gennaio nel giorno di Sant’Antonio Abate, detto porcaro, patrono dei norcini: in questa giornata, tradizionalmente non si macellava alcun tipo di animale.
Presente in giuria anche l’assessore regionale Federico Caner, che si è confrontato con l’esame visivo e tattile della fetta, l’esame olfattivo e quello gustativo. “C’era tanta qualità, non è stato facile scegliere il migliore”, ha detto durante la premiazione. “Significa che il nostro territorio ha una marcia in più anche da questo punto di vista”. Soddisfatto anche Guidolin: “Riese Pio X è ormai capitale veneta del maiale, siamo un punto di riferimento per un prodotto che sta riacquistando sempre più prepotentemente la dignità gastronomica che gli spetta, un capolavoro che nobilita le parti più umili del suino”.
E allora non resta che attendere la prossima edizione dei campionati del mondo. Con una sola certezza, che è il motto dell’Ingorda Confraternita del Museto: “Glutinosum oportet esse”. Ossia: “el ga da petàr!”
 
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