“La vergogna dei bambini in cella con le madri continua: al 2021 erano 29 i bambini, 13 dei
quali stranieri, in carcere con le proprie 26 madri. Se non c’è alcuna sensibilità rispetto alla
barbarie di tenere piccoli nelle carceri, una gestione efficiente dei nostri penitenziari è
semplicemente impensabile. E non possono bastare sentenze della CEDU di condanna,
come quella per la detenzione di un uomo con problemi psichiatrici, a rimuovere le cause di
responsabilità politica ed istituzionale”. Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato
Polizia Penitenziaria (S.PP.) Aldo Di Giacomo ricordando che “nel 2015 l’allora Ministro
Orlando, a seguito di nostre pressanti sollecitazioni, assunse l’impegno “solenne” di risolvere
la situazione per svuotare una volta per tutte gli Icam (Istituti a custodia attenuata per
detenute madri) di Milano, Torino e Venezia oltre a “liberare” i bambini presenti in normali
carceri. Sono passati 7 anni e si sono succeduti diversi ministri ma non è cambiato nulla. La
legge in vigore, la 62 del 2011 che prevede misure alternative al carcere per le madri con
figli fino ai sei anni di età, gli ICAM e le case famiglia protette, è ampiamente inapplicata.
Qualcuno dovrebbe ricordare l’insano gesto della detenuta
tedesca (Alice Sebesta) che scaraventò nel2018dalle scale della sezione ‘Nido’ del c
arcere di Rebibbia, a Roma, i suoi due bambini uccidendoli. Invece, dopo la diffusa e forte
indignazione ha fatto seguito, più di recente, il parto di una detenuta in una cella dello
stesso carcere romano. Anche in quest’ultimo caso la Ministra di Grazia e Giustizia Cartabia
ha promesso iniziative che si sono risolte nella solita commissione di indagine. Eppure la
Ministra-Costituzionalista che spesso e volentieri cita gli articoli della Costituzione, in
particolare quelli riferiti ai diritti dei detenuti – continua Di Giacomo – dovrebbe conoscere
bene i diritti dei bambini e delle donne partorienti. Sono invece passati diversi anni da
quando il nostro sindacato ha lanciato la campagna “nessun bambino in cella” e purtroppo
dobbiamo solo registrare che il numero si è dimezzato – da 52 bambini di tre anni fa a 29
attuali – ma la situazione di autentica barbarie non è stata superata. È anche questo il
segnale del disinteresse istituzionale e della politica per i veri problemi del sistema
penitenziario italiano. L’Spp continua a chiedere impegni concreti per migliorare le
condizioni dei detenuti e di lavoro del personale che non può certo sostituirsi a medici ed
operatori sanitari. Ma le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo
i Garanti dei detenuti – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – vanno in tutt’altra
direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti. Soprattutto dopo gli impegni
solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia la scorsa estate in occasione della
“storica” visita ad un carcere (Santa Maria Capua Verere), è ora che ci si occupi seriamente
dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di
colpo”.