In meno di quattro mesi e mezzo nelle carceri italiane ci sono stati 23 suicidi (su 50 decessi
in totale) poco meno del 50% di quelli registrati in tutto il 2021, almeno un centinaio di
aggressioni al personale penitenziario, una trentina di eventi incendiari di celle, una dozzina
di tentativi di rivolte, innumerevoli stupri e atti di violenza sessuale quasi tutti non
denunciati: numeri che messi insieme fanno impallidire persino i sistemi carcerari dei Paesi
sudamericani”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia
Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale: “per chi conosce questi numeri e si misura
quotidianamente con questi eventi non provoca alcuno stupore la collocazione del sistema
penitenziario italiano tra i peggiori d’Europa e non solo per il tasso di affollamento che in
alcuni istituti è superiore al 150%. A tutto questo va aggiunto l’alto numero di detenuti con
problemi psichiatrici autori di aggressioni o atti di autolesionismo come l’alto numero di
tossicodipendenti (uno su quattro) per avere un quadro completo del carcere oggi
considerata una sorta di “discarica sociale”.
Ma il filo conduttore di gran parte degli eventi violenti – aggiunge Di Giacomo – è
l’impunità di cui può godere il detenuto che commette reati in carcere e sa di farla franca.
Persino i gravissimi atti di rivolte avvenute nel 2020 con agenti e personale preso in
ostaggio, devastazioni e giornate di “autogestione” attendono di essere ancora perseguiti.
Siamo alla prova provata che la politica ha buttato la spugna e preferisce chiudere gli occhi
salvo ricorrere a qualche presa di posizione formale di fronte ad episodi eclatanti. Persino i
Garanti dei detenuti hanno da tempo abdicato al proprio ruolo e si limitano ad esprimere
indignazione, mentre ogni anno vengono spesi circa 3 miliardi e mezzo di euro per il
funzionamento delle carceri, con la nota carenza di organici e poche figure di educatori e
mediatori”.