“Il suicidio del giovanissimo detenuto (22 anni) straniero (di origini dominicane) nel carcere
di Udine è l’ultimo di una catena di morte – 73 dall’inizio dell’anno, di cui 35 stranieri – a cui
va rapidamente messo fine. Il personale di polizia penitenziaria è stanco di tenere il
conteggio dei detenuti che si tolgono la vita e di rinnovare l’allarme a fare presto”. Così il
segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che
aggiunge: “un’altra terribile faccia della medaglia dei suicidi: per i detenuti extracomunitari –
circa 12mila – l’assenza di mediatori culturali e psicologi si fa sentire in maniera ancora più
pesante. E poi – altro elemento sempre più preoccupante – si abbassa l’età dei detenuti
suicidi a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi
psichici sono i più fragili e vulnerabili. Purtroppo – dice Di Giacomo – mentre si leggono
impegni politici e dichiarazioni di nuovi parlamentari ed esponenti di Governo i suicidi
dovrebbero riportare alla realtà del carcere ed accelerare le misure da prendere passando
dalle parole generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti.
Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano. Si
tratta piuttosto di prendere atto che la circolare del DAP e la task force istituita dal
precedente Ministro Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio,
soprattutto psicologico, limitandosi a trasferire ogni responsabilità ai Provveditori e ai
direttori di istituto. È troppo facile – continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scarica
barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di
risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire.
Così come è troppo facile, come è accaduto sinora da parte del DAP, invitare i provveditori a
garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli
di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico
dei detenuti.
Noi da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, tanto
più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con
continuità oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche
africane. Come per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico e
che ha già impedito alcune decine di suicidi. La Premier Meloni nella relazione
programmatica ha fatto significativi riferimenti a questo come agli altri problemi del lavoro
del personale penitenziario e del sistema carcerario. Anche il neo Ministro Nordio si è
espresso, in verità non sempre in maniera chiara.