«Il gioiello è cultura, è una forma d’arte». Questa la filosofia che anima il marchio Dino Ceccuzzi, arrivato quest’anno a festeggiare il sessantesimo anniversario. Un traguardo importante, raggiunto grazie a qualità e competenza, ingredienti capaci di sconfiggere la crisi insieme a una mentalità imprenditoriale e alla capacità di adeguarsi alla mutevolezza dei tempi senza snaturare la propria professionalità. «Siamo riusciti a creare un marchio nella distribuzione, diventando punto di riferimento per gli amanti del lusso e del buongusto. Non è stata un’impresa facile mantenere la propria identità in una realtà dominata da marchi forti» afferma Bruno Ceccuzzi, figlio del fondatore Dino. Arrivata alla terza generazione con la figlia Alessandra, la famiglia Ceccuzzi prosegue la propria avventura imprenditoriale senza incertezze nel periodo più nero dell’economia. Oggi il gruppo, composto da Dino Ceccuzzi e Dino C, conta tre negozi a Busto Arsizio (Va), due a Varese, uno a Roma e uno a Como, per un totale di una ventina di collaboratori.
L’azienda è un esempio di gestione evoluta della distribuzione per l’attenzione data alla selezione dell’assortimento (è rivenditore dei principali marchi), per il visual merchandising (il marchio Ceccuzzi è nato nel 1979), per il servizio dato al cliente durante l’acquisto (tre Ceccuzzi sono gemmologi diplomati), l’assistenza post vendita (un tecnico orologiaio è presente nei negozi). E ancora per la creazione di eventi, in particolare di stampo culturale, e per i corsi di formazione professionale organizzati per il personale.
Dal 13 al 15 novembre, la Ceccuzzi si appresta a festeggiare in grande stile i 60 anni, con una serie di eventi legati al tema della danza: un balletto dal titolo “Jewels” che si terrà il 13 al Teatro Sociale di Busto Arsizio (ingresso libero); una serata in discoteca allo Shed di Busto Arsizio il sabato e una mostra di gioielli tematica il week end alle ville Ponti di Varese. Inoltre è stato organizzato un concorso di poesia per gli studenti delle scuole medie sul tema “L’anno che verrà”, la cui premiazione si terrà domenica 15 a villa Ponti. «La cultura è sempre stata un tratto caratteristico del nostro marchio. Un gioiello non è semplice ostentazione, ma è una forma d’arte» affermano i Ceccuzzi.
L’origine territoriale dell’azienda, che la colloca nel Varesotto, e il legame storico e culturale che ha instaurato con la zona di provenienza sono stati un asset fondamentale per competere con successo a livello nazionale. Nella sede storica di Busto Arsizio sono state sperimentate le novità: nel 1955 è stata uno dei primi rivenditori autorizzati del marchio Rolex, mentre in tempi più recenti, nel 1997, la gioielleria Dino Ceccuzzi è stata la prima in Italia a distribuire DoDo di Pomellato. Una scelta azzardata, che si è rivelata lungimirante: il successo è stato immediato, a Natale la gente aspettava in coda, per poter vedere questi gioielli, lontani dagli alti costi del lusso e delle pietre preziose. Il successo è stato tale che Alessandra Ceccuzzi, la nipote del fondatore, ha avuto l’intuizione di aprire una catena di punti vendita, Dino C, per la vendita della gioielleria prêt-à-porter.
La storia. È iniziata quasi per caso la storia di una delle famiglie di gioiellieri più conosciute in Italia: a Dino Ceccuzzi, arrivato a Gallarate da Montepulciano nella seconda metà degli anni Trenta, viene diagnosticato un vizio cardiaco durante la visita per il servizio militare. Un episodio che segna il suo destino e che impone la necessità di apprendere una professione sedentaria, (portandolo così lontano dalle orme del padre ferroviere.) Dino inizia a lavorare come apprendista orologiaio a Gallarate, poi si sposta in un negozio di Busto Arsizio, rilevandone nel 1949 l’attività. Il proprietario non ha eredi che continuino la sua attività, dunque lascia il negozio al suo dipendente più intraprendente. Nasce così il marchio Dino Ceccuzzi, che subito si afferma per la qualità del servizio e la bravura nell’interpretare i gusti dei clienti, fino a diventare, nel 1955 uno dei primi rivenditori autorizzati del marchio Rolex. Le precarie condizioni di salute del padre mettono l’acceleratore alla preparazione del figlio, il primogenito Bruno. Lascia il liceo classico e va a bottega in un negozio di Milano, dove impara l’arte dell’orologeria. Nel 1961, alla vigilia del trasloco in un nuovo negozio più grande, nella via di fronte a quello originario, Dino muore e tocca al figlio Bruno, non ancora maggiorenne, prendere le redini dell’attività. La volontà del ragazzo insieme all’impegno della madre, conquistano la clientela convincono i clienti a dar fiducia a Bruno. Una scelta vincente: il marchio Dino Ceccuzzi cresce e si rafforza negli anni. Dopo gli orologi, Bruno si dedica alle pietre preziose. Nel 1973 diventa il primo gemmologo italiano del neonato Igi, l’Istituto Gemmologico Italiano. Nel frattempo anche la moglie, Paola, entra a far parte dell’attività di famiglia, sostituendo la madre di Bruno, diplomandosi in gemmologia. Nel 1979 la decisione di rafforzare la propria immagine: il marchio Dino Ceccuzzi viene creato e registrato ed inizia l’espansione imprenditoriale. A Busto Ceccuzzi è ormai un’istituzione e quindi si apre su nuove piazze: nel 1986 apre un secondo negozio nel centralissimo corso Matteotti di Varese. Nel 1987 la figlia Alessandra inizia a lavorare nell’azienda di famiglia: nel 1988 si diploma in gemmologia e nel 1993 entra definitivamente in azienda. Il volume d’affari aumenta e, nel 1991, cambiano sede, riattraversando la strada e tornando nella palazzina del ‘700 negozio in cui tutto era cominciato. Nello stesso anno anche l’altro figlio, Dino come il nonno, entra in azienda. Nel 1998 la società diventa una Spa, un assetto societario insolito per un negozio. Nel 2003, per intuizione di Alessandra, nasce Dino C, il prêt-à-porter dei gioielli di tendenza e qualità: l’insegna si accende a Busto Arsizio, ancora a Varese, e in nuove piazze, come Roma e Como.
Silvia Perfetti