Pontedera – Si sentono orgogliosi, ma ci tengono a precisarlo, senza nessun sentimento di superbia. Orgogliosi per aver espresso la loro opinione, per essersi sentiti liberi di farlo, per essersi soprattutto dimostrati cittadini consapevoli. Il primo giorno di rientro dalle festività natalizie ha trovato gli alunni della quinta A del liceo scientifico “XXV Aprile” ancora più determinati a far valere le loro opinioni. «Siamo stati letteralmente sommersi di lettere, telegrammi ed e-mail», raccontano. «Ci scrivono ragazzi come noi, genitori e anche persone anziane. Il nostro intento – dice Samuele Vitaglione, uno dei ragazzi – è rispondere a tutti: ringraziare chi ci ha dimostrato solidarietà e ribattere a chi, invece, ci ha criticato». Sono consapevoli del clamore che la loro lettera-denuncia indirizzata al presidente Giorgio Napolitano, a seguito della deludente e scoraggiante visita al Senato della Repubblica del 2 dicembre scorso, ha destato nell’opinione pubblica. Ma si sentono forti delle loro idee, dei loro valori civici, che difendono con coraggio, criticità e determinazione. Si aspettavano un viaggio di apprendimento, un’esperienza che riassumesse, nella pratica, i tre anni di studio teorico di educazione civica. Hanno trovato invece un’immagine distorta delle nostre istituzioni, che non esitano a definire “vergognosa e imbarazzante”. «Abbiamo scritto la lettera, di ritorno dalla gita, esclusivamente per esprimere in maniera positiva un sentimento che avevamo provato, per dar voce al nostro stupore. Non ci aspettavamo niente, tanto meno il coinvolgimento di così tanta gente», sottolinea Lucrezia Pantani. «E’ proprio questa numerosa corrispondenza che ci conferma l’importanza del nostro gesto, che ci rende consapevoli di aver agito in maniera corretta. É la prima volta che testimoniamo apertamente il nostro pensiero su tematiche di rilevanza sociale e politica. Ma eravamo pronti. Abbiamo studiato le leggi, la storia della costituzione italiana e molti di noi hanno già votato. Essere cittadini responsabili vuol dire proprio questo: dimostrare di avere un cervello pensante e funzionante», ribadisce Alessio Parisi. «Ci hanno accusato di essere bambini, marionette nelle mani delle insegnanti, che ci avrebbero influenzato malignamente. In realtà, il nostro comportamento dimostra l’opposto», continua Virginia Tosi. Ma non è finita qui, la lista dei giudizi negativi è piuttosto lunga. «Benvenuti ragazzi nel mondo vero», «ma non lo sapevate che la politica è questa?», «Siete proprio fra le nuvole», sono alcune delle critiche che gli sono state rivolte. E loro hanno una risposta pronta per ognuna di queste. «Sapere dai giornali e dalla televisione che le nostre istituzioni stanno passando momenti difficili non è la stessa cosa che partecipare direttamente a queste situazioni. Di assenteismo, di disinteresse, di falsità nella politica italiana avevamo sentito parlare, adesso li abbiamo visti con i nostri occhi. Vedere per credere», racconta Selene Mazza.
«Questa presa di coscienza ha generato però una sicurezza: la politica non può e non deve essere quella che ci si è presentata davanti. Capire che il mondo in cui viviamo non è giusto, non significa rassegnarci allo choc, non avere il diritto di denunciarlo. Noi invece abbiamo la speranza di provare a cambiare qualcosa». «E proprio a quei membri del Senato che invece ci appoggiano vogliamo chiedere di impegnarsi attivamente, in prima persona. Altrimenti – dice Niccolò – anche loro confermeranno l’ipocrisia generale che sta impregnando le nostre istituzioni. I principi della Costituzione non solo vanno professati ma anche praticati».
I commenti arrivano da tutta la penisola, da Viterbo, Torino, Treviso, e dalla Sicilia. Fra questi la maggior parte sono complimenti, lodi ed esortazioni ad andare avanti. Una coppia di genitori torinesi, per esempio, ha ringraziato gli alunni della quinta per il messaggio di coraggio dimostrato, per essere stati, con il loro comportamento, un modello educativo da seguire per il figlio sedicenne. Carla Giachini ha spedito un telegramma con un significativo “Bravi ragazzi!, e molti sono i “grazie di esistere” che arrivano da altri coetanei, che magari hanno vissuto la stessa esperienza, ma dalle loro penne non sono uscite le parole per descrivere la stessa amarezza. «Come insegnante – conclude infine Lucia Ciampi, la professoressa di filosofia e storia, che ha accompagnato i ragazzi al Senato – mi ritengo appagata. Il mio obiettivo è quello di portare gli studenti ad acquisire un senso critico, al di là dei libri di testo e posso affermare che loro lo hanno interiorizzato. La loro reazione non è demagogia né provincialismo, ma libertà di pensiero e capacità di esprimerlo».
Paola Silvi