Condannato vicequestore per favori sessuali

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Livorno – Si è conclusa con una condanna a due anni e 6 mesi per corruzione, seppur dichiarata estinta per l’indulto, la vicenda giudiziaria di Nicola D’Aniello, 42 anni, il vicequestore del commissariato di polizia di Portoferraio rimasto implicato con altri colleghi e alcuni imprenditori di Portoferraio nel caso dei permessi di soggiorno a giovani clandestine in cambio di favori sessuali. D’Aniello è stato condannato per uno dei capi di accusa che gli erano stati contestati, quello relativo ai favori ottenuti da un albergatore elbano per non far scoprire le ragazze clandestine che lavoravano al nero nel suo hotel, mentre è stato assolto dall’accusa di aver cercato di bloccare le accuse della rumena che denunciò ai carabinieri quello che succedeva a Portoferraio.
 Nella stessa udienza sono stati condannati due imputati minori Concetta Caputo 30 anni, reisdente a Portoferraio, e Mohsen Hassan Marwan, 49 anni, egiziano anche lui residente a Portoferraio, contitolari delle pizzerie “La Lampara” e “Naufragio”, per aver assunto al nero come addetta alla cucina e cameriera nei loro locali la ragazza che denunciò la vicenda. I due imprenditori hanno avuto sei mesi di reclusione a testa, anche loro con i benefici dell’indulto.
 Il processo che ha visto imputato il dirigente della polizia è stato celebrato davanti al collegio composto dal presidente Antonio Del Forno con giudici a latere Ottavio Mosti e Giovanni Zucconi, con la pubblica accusa rappresentata dal pubblico ministero Antonella Tenerani; Nicola D’Aniello era difeso dall’avvocato Roberto di Santo del foro di Benevento, mentre Concetta Caputo e Hassan Mohshen si erano affidati all’avvocato Paolo Di Tursi di Portoferraio.
 La vicenda, che si svolse nell’arco di diversi mesi nel 2003 partì quando un albergatore di Rio Marina, Paolo Costagli, consigliò una ragazza rumena, Jolanda Jireghie, allora diciannovenne, sul modo di ottenere il permesso di socggiorno: doveva essere “gentile” con alcuni suoi amici poliziotti e in più pagare all’albergatore, che la aveva fatta lavorare nel suo ristorante e in quello dei suoi amici Moshen e Caputo.
 La ragazza denunciò tutto ai carabinieri, e così venne fuori che la storia aveva coinvolto altre ragazze calndestine, almeno sei, giunte ell’Elba dall’Europa dell’Est. Dopo la denuncia la ragazza rumena ricevette diverse minacce telefoniche, ma tenne duro e alla fine la vicenda venne fuori: D’Aniello, Costagli e altri tre poliziotti furono arrestati. Diverse posizioni sono state stralciate e si è arrivati all’udienza finale. D’Aniello è stato così assolto dal capo “b” dell’imputazione, mentre è stato riconosciuto colpevole del fatto di essersi fatto favorire dal Costagli che gli concedeva grauitamente luoghi dove intrattenersi sia con la propria moglie che con le sue amanti, fatti che si svolsero in abitazioni e stanze, ma anche sulla barca di Costagli, il cabinato di 8 metri “Fantagino”, oltre a mangiare gratis in diverse occasioni, sia a pranzo che a cena, nei locali dell’imprenditore elbano. Questo per evitare che le ragazze che lavoravano al nero per Costagli e che a volte intervenivano anche alle feste organizzate dall’albergatore elbano, venissero scoperte e denunciate dai suoi colleghi della polizia.
 D’Aniello così è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione, ma ha potuto beneficiare dell’indulto che ha estinto interamente la pena. All’ex vicequestore dell’Elba non sono state riconosciute le attenuanti generiche, mentre gli è stata comminata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena principale.

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