Pisa – «Italiano, non dimenticare che anche tu fuori dall’Italia andavi a lavorare». Questo lo slogan intonato dagli immigrati – tra duecento e trecento, secondo i calcoli della polizia municipale – per lo più senegalesi, alla manifestazione contro l’ordinanza anti borsoni, tenutasi ieri in piazza Manin. La manifestazione è stata indetta dall’Assemblea antirazzista, da Africa Insieme, Rebeldìa, Cobas e dai partiti della sinistra: da Rifondazione Comunista ai Comunisti italiani. «Prima ci viene tolto il pane e poi si cercano delle alternative, forse era meglio fare il contrario»: dicono i venditori immigrati che chiedono a gran voce la sospensione dell’ordinanza che consente il sequestro della merce contraffatta nascosta appunto nei borsoni. «Il consiglio provinciale degli stranieri ha approvato all’unanimità una mozione che chiede l’immediata sospensione di questo provvedimento del Comune che, di fatto, ci toglie il pane dalla bocca», ha detto il presidente Matar Ndaye.
«Chi è qui – continua Ndaye – non è arrabbiato, ma è pronto al dialogo, è pronto ad incontrare i commercianti e tutti i cittadini, per spiegare che gli immigrati sono a Pisa, città da sempre aperta al dialogo, per integrarsi e lavorare».
«Il fenomeno dell’abusivismo – dicono alcuni portavoce dell’Assemblea antirazzista – danneggia in primo luogo chi è costretto a praticarlo. Dietro la spersonalizzante e criminalizzante etichetta di abusivo si cela la realtà complessa e drammatica di persone che vivono e lavorano nel nostro Paese in condizioni di apartheid».
I portavoce di Rebeldìa aggiungono: «L’ordinanza anti borsoni è stata voluta e pretesa da Confesercenti e Confcommercio, associazioni a cui stanno a cuore gli interessi propri e non della città». Intanto Rebeldìa ha annunciato un ricorso al Tar.
Il sit in degli immigrati si è poi mosso in corteo in Piazza dei Miracoli formando una catena umana tutto intorno al battistero. L’11 aprile tutte le associazioni di immigrati della Toscana manifesteranno a Pisa.
Car. Ve. (dal “Tirreno”, 15 marzo 2009)