Per 3 anni incassava la pensione della madre morta

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Grosseto – Per tre anni ha continuato a incassare la pensione della madre deceduta nel 2005 firmando al suo posto al momento di ritirare i soldi. In tutto Maria Grazia Faenzi, 69 anni, residente a Rispescia, si è messa in tasca quasi ottanta mila euro che, per il momento non ha e non dovrà restituire allo Stato. Denunciata dall’Inps per truffa aggravata, ha infatti patteggiato una condanna a sei mesi di carcere e trecento euro di multa (pena sospesa). E adesso l’Inps potrà rivalersi per il danno subito solo in sede civile quando gli avvocati chiederanno molto probabilmente di essere risarciti per il danno subito.
 La cifra complessiva sottratta allo Stato, 78.430,82 euro, è la somma dei soldi che l’Inps ha versato sul suo conto corrente come delegata dell’anziana madre per il ritiro della pensione. Ogni mese, la figlia, ha continuato a presentarsi all’ufficio postale, firmare la cedola per il pagamento facendosi accreditare quanto invece sarebbe spettato alla madre.
 Nel marzo dello scorso anno è servito uno dei controlli periodici durante i quali vengono incrociati i dati tra Istituto nazionale di previdenza sociale, Comune di Grosseto e Agenzia delle Entrate per scoprire la truffa. È bastato confrontare i nomi delle persone decedute negli ultimi anni con quelle che avevano un reddito o ricevevano una pensione per scoprire che a casa Faenzi qualcosa non andava. O meglio che entravano cifre che non andavano corrisposte. La madre infatti, nonostante fosse ormai deceduta da anni continuava a riscuotere ogni mese attraverso la figlia. La signora è stata quindi denunciata con l’accusa di truffa aggravata.
 «La donna – secondo l’accusa – avrebbe omesso di segnalare all’Ente erogatore, quindi l’Inps, che la beneficiaria era deceduta. Inoltre l’imputata ha sottoscritto falsamente, a firma della madre, una richiesta di accredito sul libretto postale, inducendo in errore l’istituto». Nei tre anni in cui ha messo in atto il raggiro l’Istituto ha accredito sul conto della donna 78.430 euro e qualche spiccioli.
 La signora Faenzi, difesa dall’avvocato Sergio Frediani, ha patteggiato davanti al giudice Armando Mammone sei mesi di carcere e trecento euro di multa. La pena, tra le altre cose è stata sospesa. «Abbiamo proposto alla parte offesa – spiega il legale della signora – di dilazionare il pagamento della cifra che è stata sottratto. Ma l’Inps ha rifiutato».
 Adesso l’Istituto si potrà rivalere in sede civile nei confronti della donna. Ma anche se il tribunale condannasse la signora al risarcimento del maltolto, la donna se la potrebbe cavare. Come? Essendo titolare solo di una pensione e non avendo a suo nome intestato alcun immobile, l’Insp potrà pignorare al massimo un quinto di questa cifra finché tutta la somma non sarà risarcita.
F.Laz.

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