Quattro ore in acqua. Circondato da mille pensieri, nel buio della notte. Con la sola idea di resistere e avvicinarsi alla riva. È così che (nella foto), l’imprenditore del cotto di Rignano sull’Arno, il giorno dopo racconta la sua avventura a lieto fine. Martedì il Montecchi, 75 anni, con la sua barca di 5 metri e mezzo aveva deciso di regalarsi una battuta di pesca, la sua grande passione.
E insieme a lui due inseparabili amici: Mario Di Martino, in questi giorni in vacanza con la famiglia al campeggio Baia Verde a Punta Ala, e Giuseppe Cavese, l’ex comandante della Guardia di Finanza di Castiglione.
Ascanio Montecchi da quarant’anni frequenta Castiglione: una villetta a val delle Cannucce insieme alla moglie Anna, e alla miriade di nipoti che via via arrivano per gustarsi il mare e il sole della Maremma insieme ai figli. I tre al tramonto si sono diretti al largo di Capezzolo, a circa un miglio e mezzo, dove il fondale arriva sui dieci metri. La pesca scelta quella con i palamiti, una lunga lenza fissata alle estremità a due boe, e ogni 50 centimetri circa un amo. Dopo aver già fatto una calata, i tre erano impegnati a far scendere in acqua il secondo palamito, quando all’improvviso la barca si è rovesciata e tutti sono finiti in mare. Il racconto del Montecchi parte da qui: «Una prima onda aveva fatto entrare molta acqua in barca, ma è stata la seconda quasi immediata che ci ha fatto rovesciare. E’ stato un attimo – racconta l’ex imprenditore, la sua azienda ha raggiunto anche 150 dipendenti, da dieci anni in pensione – e non c’è stato il tempo di fare niente, nemmeno quello di prendere i salvagente o i razzi di segnalazione. In un minuto la barca era affondata».
I tre amici si sono ritrovati così in balia delle onde, e con un problema da affrontare: i palamiti potevano attaccarsi ai vestiti e magari trascinarli con i piombi sul fondo: «Dopo un primo attimo di smarrimento – continua il Montecchi – ho sentito la lenza che si stava avvicinando e ho cercato di allontanarmi. Gli altri due naufraghi stavano facendo la stessa cosa, con il Cavese impegnato a raggiungere un materassino». Intanto Mario Di Martino cercava di risalire la corrente per avvicinarsi ad una barca poco distante che era all’ancora. Il Montecchi non è riuscito ad agganciarsi alla boa dei palamiti già calati, e in pochi attimi era già sparito fra le onde. Il forte maestrale e il mare mosso lo stavano trascinando verso sud. Il Di Martino dopo pochi minuti è riuscito a farsi sentire dagli occupanti del motoscafo vicino e immediatamente sono scattati i soccorsi, dopo aver ripescato anche il Cavese, con i due che sono stati riaccompagnati poi in porto.
Qui è iniziata l’odissea di Ascanio Montecchi, che per quasi quattro ore, fino alle 23 circa, ha combattuto con il freddo, con il vento, con il mare mosso: «In quei momenti sussurra l’anziano imprenditore che da ragazzo si cimentava con le gare di nuoto a Viareggio – pensi solo a concentrarti su qualcosa. Io pensavo ai nipoti, a mia moglie Anna, ai figli. In mare vedevo tante luci e sentivo i motori, e un paio di volte mi sono passati anche vicino ma non mi hanno visto». La corrente ha continuato a trascinare il Montecchi, almeno per un paio di chilometri: «Ad un certo punto ho visto che mi stavo dirigendo verso gli scogli del porto e ho cercato di allontanarmi. E poi nuotando sono riuscito ad avvicinarmi alla riva». Dove i Carabinieri lo hanno salvato.
Il Montecchi ringrazia tutti quelli che hanno partecipato ai soccorsi. L’imprenditore fiorentino ne avrà ora da raccontare ai nipoti, con il telefono che ieri ha continuato a squillare fino a sera.
Enrico Giovannelli, Da “Il Tirreno”, ago 2009