Pescano nella riserva marina, sequestrate le reti

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comandante Nerio Busdraghi
comandante Nerio Busdraghi

Cinque chilometri di reti e quasi 200 nasse sotto sequestro. Settanta chili di pesce recuperati: in buona parte sotto misura. E quel che è peggio pescati in una zona di protezione totale per la fauna ittica: quella dello Scoglietto, di fronte a Portoferraio, area di tutela biologica fin dal 1971.
Una maxi operazione quella messa in atto dalla Capitaneria in diverse zone dell’isola con l’ausilio di tre motovedette e due gommoni a Portoferraio, Marina di Campo e Rio Marina. «Da alcuni giorni – spiega il comandante della Capitaneria, Nerio Busdraghi (nella foto) – circolava qualche aragosta di troppo sulle banchine portuali, dunque ci siamo messi in moto per verificarne la provenienza». Tramite pattugliamenti e appostamenti notturni gli uomini della Capitaneria, 20 in tutto che hanno percorso 130 miglia di mare in 30 ore di navigazione, hanno da prima individuato le zone dove erano state calate le reti, poi, all’alba di ieri, sono entrati in azione. Le attrezzature da pesca non solo erano mal segnalate «un fenomeno – spiega Busdraghi – largamente diffuso». Il vero problema, però, era che reti e nasse si trovavano dove non avrebbero potuto stare. Il caso più eclatante a Portoferraio con «il sequestro – continua Busdraghi – di due chilometri di rete da posta che attraversava la zona di tutela biologica dello Scoglietto, dalla quale sono state liberate 21 aragoste di cui sette sotto misura». Nell’area la Capitaneria ha recuperato altro mille metri di rete (di fronte all’Enfola), 51 nasse e 25 chili di pescato.
Ad est dell’Elba, di fronte alla spiaggia di Topinetti nel Comune di Rio Marina, i mezzi della Guardia costiera hanno individuato e posto sotto sequestro altri 2mila metri di rete, una nassa di grandi dimensioni e 20 chili di pescato. Infine, sul versante sud dell’isola, di fronte a Marina di Campo, sono state recuperate 130 nasse, un palamito e 20 chili di pescato.
Non solo aragoste sotto misura, ma anche di triglie, saraghi e orate più piccole rispetto a quelle che possono essere pescate e messe in vendita. «Comprendiamo che in questo particolare periodo dell’anno – spiega Busdraghi – ci sia da parte dei ristoratori e dei turisti una maggiore richiesta di pesce e che, a fronte di ciò, qualcuno possa aver pensato di aggirare i divieti. Ma le regole ci sono: non si è trattato di una operazione punitiva ma di tutela nei confronti del prezioso patrimonio ambientale dell’isola». Per il recupero delle reti la Capitaneria ha anche precettato alcuni pescherecci.
Complessivamente il pescato recuperato dalla Guardia costiera avrebbe fruttato, sul mercato, qualcosa come 3mila euro. Molto maggiore il valore delle reti da pesca e delle nasse poste sotto sequestro.
Valentina Landucci, da “Il Tirreno”, 20 ago. 2009

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